Qualche giorno fa ricorreva l’anniversario della morte di Salvatore Toma, poeta salentino scomparso il 17 marzo 1987.
E’ strano, ma non cosi tanto, che una figura della statura del Toma non venga ricordata e sia sconosciuta ai più. Dico di non meravigliarmi tanto, poiché è questo il destino a cui sono condannati gli scrittori, soprattutto i poeti, che non hanno “qualcuno” alle spalle, che non si piegano al gusto della massa o alle logiche commerciali delle case editrici le quali ormai pensano solo a fare soldi più che a fare cultura.
E Salvatore è stato un poeta di questa pasta. Nato a Maglie l’ 11 maggio 1951 da una famiglia di fiorai, abbandonò presto gli studi liceali ma, nonostante ciò, continuò un assiduo studio dei poeti che egli amava.
I temi che ricorrono nella sua opera sono quelli della morte, del sogno, del suicidio, dell’amore, mai visti con rassegnazione o con decadimento ma sempre con energia e una sprezzante insolenza, capace di trattare con le giuste parole argomenti che spesso spaventano l’ostentata sicurezza dell’uomo.
La carriera editoriale del Toma vide sei pubblicazioni con case editrici minori, alcune finite al macero, accanto a numerosi rifiuti da parte di realtà editoriali importanti, che forse non in questo caso ma in molti altri si fanno vive sempre post-mortem, quando al lezzo del cadavere si sostituisce l’odore del guadagno. Infatti soltanto nel 1999, ad opera della filologa Maria Corti, fu pubblicato per la Collana Bianca di Einaudi il “Canzoniere della Morte”, soddisfazione postuma per il Toma che sicuramente, come recita una sua poesia, si sentirà “bene anche da morto e puro e semplice e ribelle”.
Ai seguenti link maggiori informazioni su Salvatore Toma:
http://salentopoesia.blogspot.com/2009/03/salvatore-toma.htmlhttp://vertigine.wordpress.com/2007/06/03/salvatore-toma-ancora-un-anno/http://lellovoce.altervista.org/spip.php?article212
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