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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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La notte innocente

Poesia

Gabriella Gianfelici (Biografia)
Pascal Editrice

Recensione di Roberto Maggiani
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Pubblicato il 13/02/2009 22:10:00

Questo libro mi è stato gentilmente donato dall’autrice una domenica mattina soleggiata e ventosa, mentre, seduti al tavolino di un bar di Roma, insieme ad amici comuni, cercavamo di condividere qualche idea sulla scrittura e più in particolare sulla poesia. Leggere un libro, dopo averne conosciuto l’autore, predispone il lettore a una particolare e privilegiata attenzione verso le singole parole che, unendosi tra loro nell’armonia dei versi, intessono i pensieri più importanti, così come, le stesse parole, esaltano sfumature di pensiero adagiate sommessamente nel libro. Scorrendo le sue poesie ho vissuto la medesima esperienza avuta durante il breve tempo trascorso insieme all’autrice, cioè quella di percepire la sua capacità di ascolto e di pacata sensorialità percettiva di ciò che la circonda. La sua attenzione particolare alle parole, caratterizzate da una sorta di ripetitività concettuale, tendono a produrre una danza liberatoria delle migliori energie vitali. Tale danza è amabilmente indotta e smossa dal vento, il quale sembra essere il leitmotiv di tutta la raccolta, simbolo forse dell’unico soffio vitale che generò l’umanità. Il vento è un narratore che imbastisce le storie e dà voce a chi voce non l’ha, per costituzione fisica, come le pietre e i fiori, o per distanze temporali insormontabili, come per le anime di coloro che anticamente vollero dire qualcosa nei simboli: “Inquieto, accattivante, enorme masso / […] / richiami secoli sconosciuti / dove solo la fantasia mi porta. / Intorno silenzio. / E scoiattoli / e cervi riportano al bosco / a felci verdissime / piegate dal solito vento / che accarezza tutto / e che tutto ascolta / come se parlassero ancora / le pietre, i simboli, i fiori. / Occorre viverlo il vento / e ascoltarne, nel silenzio, / il racconto.”, (“Dolmen…”, pag. 67). Ma la cosa veramente interessante di questo libro è, a mio avviso, l’evidente ricerca dell’autrice di una comunicazione universale che passi dal particolare, nonché la sua attenta ricerca della novità, di cui la persona altra da sé è detentrice, oltreché cassa di risonanza per percepire più nitidamente le specifiche proprie novità, ciò che, sommessamente, transita dentro la propria anima: “Cara vita mia / sei come la vita di tutti. / Per curve strane e incontri di occhi / trasciniamo una storia / unica e sola, / unica e mai nostra / veramente… / In fondo, quando saltiamo, / cerchiamo tutti di volare… / La mia vita è offerta / alla vita.”, pag. 75.
Uno sorta di stupore pervade tutta la raccolta, ma, essendo calibrato sulla personale esperienza di vita dell’autrice, non è mai inutilmente esaltante, esso sembra nascere dalla capacità, quasi inaspettata, di rivivere il passato liberato dall’eventuale peso di dolore: “[…] Non so da quanto ci conosciamo / non ricordo se ti ho amato mai / è nuovo l’intreccio dei corpi. / […]”, (pag. 66).
Sono, inoltre, particolarmente ben riuscite, le quindici poesie iniziali della sezione intitolata “Infanzie nel vento”, in cui Gabriella introduce il lettore, con assoluta pacata serenità, nella stanza di una bambina che aspetta la morte nel suo letto di ospedale: “Sto per entrare in una minuscola stanza. / Ascolto voci di bimbi che piangono / […] / Sento la mia ansia aumentare / ma respiro forte ed entro / convinta e serena.”, (pag. 15). Con la bambina avviene uno scambio, Gabriella le legge alcune poesie, tra cui alcune sul vento, la bambina è contenta; poi scrivono insieme, e infine: “[…] / La saluto con un bacio. / Mi dice in un sussurro: ‘Torna’”, (pag. 22). La triste dipartita: “Ti ringrazio, Fosca, / piccola poeta, poetina. / […] / il tuo vento mi aiuterà / per altre notti / che verranno.”, (pag. 23).
Concludo affermando, molto semplicemente, una sensazione che mi ha accompagnato per tutta la lettura, e cioè che la poesia della Gianfelici è fluida, segue rivoli di sincerità, l’autrice è serena perché sa cosa dire e non attende certo consensi o plausi per poterlo dire. Buona lettura.

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