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Placebo VS Nocebo

Argomento: Psicologia

di Adolfo Sergio Omodeo
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Pubblicato il 04/05/2016 18:01:51

PLACEBO VS NOCEBO

 

Il Placebo è un effetto curativo non attribuibile ai farmaci, ma alla suggestione mentale.

Negli studi sugli effetti dei farmaci si inseriscono campioni di controllo che credono di essere curati con i farmaci per verificare appunto che l’effetto non sia dato da fattori psicologici.

Ciò non toglie che l’effetto placebo sia interessantissimo da un punto di vista della psicologia.

All’inizio dell’epidemia di AIDS furono segnalati alcuni casi di recessione della malattia, la notizia aggiungeva che si stavano studiando i possibili motivi genetici. I soggetti in miglioramento si erano fatti fotografare in postura di meditazione yoga, estremo tentativo di comunicare che stavano cercando  e forse stavano trovando  modalità di autosuggestioni curative efficienti.

Le tecniche di suggestione terapeutica sono difficili da definire perché devono adattarsi alle diverse psicologie di soggetti. Milton Erickson dice che  è l’ipnotizzato che guida l’ipnotista mediante piccoli segni di accettazione a rifiuto  delle suggestioni. Eysenck  utilizza teste di personalità per individuare le suggestioni più adatte, nonché le aspirazioni al benessere e le tendenze auto-punitive che si attivano con le malattie.

In tal modo Eysenck ha verificato la triplicazione del tempo di sopravvivenza dopo  interventi di tumori o cardiaci, pur proseguendo le terapie mediche previste; un esempio di come  chirurgia, medicina e suggestioni tipo placebo  possano interagire e come queste siano efficaci.

Analogamente all’opposto è stato rilevato l’effetto di suggestioni nocive. Il cosiddetto effetto nocebo: informando i pazienti dei possibili effetti nocivi di un farmaco si raddoppia e si triplica l’emergere di tali disturbi.

Vengo quindi a un’osservazione preoccupante- la pubblicità televisiva che utilizzando suggestioni negative  rischia di risultare nociva alla salute.

Una reclam di dentifrici dice: se vedi sangue quando ti lavi i denti potrebbe essere… è un messaggio non verbale, ma per questo più incisivo, mostra lo schermo rosso di sangue.

Una pubblicità di yogurt è ancora più micidiale- dice con voce lugubre:  credevo di essere in salute  ma mi sbagliavo, ma per il mio cuore il mio colesterolo era eccessivo. Una nuova variante della reclam dice: con voce dal lamento funebre: credevo che mia mamma fosse in salute, mi sbagliavo… dove l’atroce mestizia della voce rafforza la nocività suggestiva del messaggio.

Le due pubblicità sono volte ad accentuare il malessere degli ascoltatori, due messaggi nocebo.

Certi psicoanalisti hanno pensato che la nostra cultura religiosa induca una certa compiacenza della sofferenza, io credo con Melanine Klaine che a partire dalla primissima infanzia dolori e malessere come ad esempio un mal di pancia vengano interpretati inconsciamente come punizione, punizioni meritate e quindi accettate.

Melanine Klaine  introduce in psicoanalisi il termine di “ malocchio”, inteso come intenzione di nuocere, espressa simbolicamente. Le pubblicità  apparentemente salutari sono in realtà malocchi diffusi via etere? Forse allora dobbiamo adottare tradizionali gesti di scongiuro scaramantico che ritengo attivazione almeno nei maschi reazione di difesa al pericolo.

 

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Un esempio di messaggi nocebo sono le scritte sulle sigarette: “Il fumo uccide”, con varie aggiunte, tra cui la notizia che provoca disturbi sessuali o che invecchia la pelle. Frasi si direbbe scritte solo con l’intento di dissuadere dal consumo, ma dalla psicologia sappiamo che messaggi troppo bruschi e traumatici provocano l’effetto contrario sul nostro cervello, effetto detto “Burnout”. Cioè il messaggio viene ignorato, come quando si distoglie lo sguardo da scene traumatiche.

 

I  messaggi di pericolo attivano adrenalina e ci fanno sentire in combattimento, e ciò riduce pure la nostra attenzione  al benessere e riduce le nostre difese fisiologiche, in alcuni casi attivando allergia. All’opposto ci sono messaggi che evocano situazioni di piacere, attivano endorfine e provocano effettivamente maggior benessere. La buona pubblicità utilizza quelle che sono suggestioni positive; un esempio potrebbe essere un piccolo esercizio per rendere positivi i messaggi sulle sigarette. Io proporrei: “Fumando meno, ogni giorno ti sentirai più giovane” oppure “Una sigaretta in meno migliora il tuo sorriso”

 

Le pubblicità negative non solo tendono ad essere ignorate per effetto del Burnout ma possono risultare nocive sia sul piano dei rapporti umani che della salute dei signoli. 

Molti anni fa in un articolo breve su Uno-Magazine  criticava la pubblicità televisiva di prevenzione dell’ AIDS  che mostrava gli ammalati circondati da un sottile profilo violetto quasi invitando a sfuggirli piuttosto che a una prevenzione del contagio. Di recente in tv, un protagonista di quell’epidemia accusava che quello spot di Pubblicità e Progresso che mostrava i possibili malati circondati da un profilo violetto, aveva aggravato le incomprensioni verso di loro, e le loro motivazioni di salute.

 

 

Pubblicità, Pubblicità Progresso, il fumo uccide, Burnout, AIDS, endorfine, adrenalina, allergie, suggestioni positive, suggestioni negative

 

 

 

 

AIDS 1990

 

L’attuale spot anti-AIDS in programmazione nelle principali reti televisive nazionali ha suscitato molte richieste di chiarimento fra i nostri lettori. Abbiamo girato le richieste allo psicologo Adolfo Sergio Omodeo, il quale nell’articolo che segue ci ha fornito questo suo interessante commento.

 

Tre anni fa Pubblicità Progresso patrocinò un’impegnativa e delicata campagna sul tema dell’AIDS: un ragazzo nudo rannicchiato per terra,  “chi è colpito dall’AIDS lotta con un nemico dentro di se e uno dentro di te:  la tua paura, ma il virus non si trasmette con rapporti umani”.  Altri spot della campagna: un ragazzo ed una ragazza fanno l’amore,  “il contagio può avvenire attraverso rapporti sessuali con partner sconosciuti e senza l’uso di siringhe infette … fate l’amore proteggendovi” e la ragazza dello spot porgeva seducente il preservativo ad un ragazzo un po’ imbarazzato. L’attuale campagna pagata dal Ministero della Sanità va, invece, gravemente in senso opposto: in televisione  vediamo una scritta nera che minaccia l’aggressione crescente dell’AIDS, poi la telecamera scruta dall’alto di un cesso pubblico due tossicomani, un profilo viola ci fa capire che sono infetti dall’AIDS; poi vediamo incontri, appuntamenti e infine gente in strada che, col profilo viola, ci mostra l’invisibile diffondersi del contagio. Infine viene offerto un preservativo ancora sigillato. La pubblicità a mezzo stampa riporta una scritta sconcertante: “ETERO SESSUALI” (tra virgolette nel testo!) e si annuncia che dopo i tossicomani sono anch’essi a rischio di AIDS. Un disinvolto atteggiamento sessuale può essere pericolosissimo e si suggerisce al minimo dubbio di sottoporsi al test gratuito a anonimo.

AIDS se lo conosci lo eviti. Se lo conosci non ti uccide. Il  decorso di molte malattie è gravemente influenzato da stress di vita e stress psicologici, il terrorismo sull’ AIDS è soprattutto nocivo per chi è ammalato: tutti gli studi sull’AIDS rivelano un altissimo effetto placebo, effetti cioè dovuti alla suggestione psicologica più che alla cura medesima. Nella mia pratica terapeutica ho purtroppo seguito vari casi di AIDS, e l’atteggiamento del paziente sembra essenziale per il decorso della malattia: per esempio i tossicomani risultano molto meno colpevolizzati rispetto a chi contrae il contagio tramite rapporti sessuali, marcanti di più la vita affettiva.

Da un punto di vista psico-somatico la campagna anti-AIDS del ministero evoca solo pregiudizi e stress. Una recente inchiesta svolta in Francia ha rivelato che la gente si attende dai medici, in modo equivalente (30-35%), le seguenti caratteristiche: professionalità, comprensione umana, correttezza e riservatezza. Solo un 5% apprezza un medico autoritario. Da questo punto di vista la campagna anti-AIDS, per chi non rientra nel citato 5%, appare “insufficiente” perché non calibrata sulle attese del pubblico e, questo è più grave, insoddisfacente come strategia di sensibilizzazione. Sappiamo infatti dalla psicologia  della pubblicità che pressioni esasperanti, in questo caso che colpevolizzano e gettano il sospetto sulla propria vita affettiva e sul partner, portano il pubblico ad un black-out sull’argomento.

 

                                                                                                       Adolfo Sergio Omodeo


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