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Piango sui propositi dell’anno (2016)

di Stefano Colombo
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Pubblicato il 02/01/2016 14:47:14

La giungla dei social network si è riempita di “post” a prima vista personali e unici, ma che possono essere facilmente tematizzati in un’ideologia comune: i buoni propositi per l’anno nuovo. Ognuno esprime la propria volontà di migliorare, crescere, compiere progetti in un arco di tempo di 365 giorni; in aggiunta si analizza il bilancio complessivo dell’anno appena trascorso, valorizzando i lati positivi e demonizzando quelli negativi.

Non voglio avere la presunzione di giudicare questo comportamento che di certo può essere stimolante per chi ne usufruisce, acquisendo un valore importante.

Il problema dove sorge, quindi?

Quando le persone mi incalzano per sapere come sia andato il mio anno, per conoscere i buoni propositi e capire se abbia superato preoccupazioni/traumi.

Si scontrano inesorabilmente contro un muro invalicabile. Rimangono stupefatti e, anzi, pensano che nascondi loro qualcosa.

Il concetto che voglio esprimere è semplice: non riesco a vedere un anno temporale come un pacchetto esperienziale.

Mi spiego meglio.

Moduli di 365 giorni, scientificamente e socialmente condivisi, non sono importanti per quanto riguarda i miei progetti e il mio modo di essere. Eventi importanti e/o situazioni sgradevoli si vivono anche a cavallo dei vari anni, possono durare per periodi brevi o prolungarsi per archi lunghissimi.

I buoni propositi possono nascere ad anno già avviato, gli eventi svantaggiosi superati in qualsiasi momento ed analizzati quando ci sentiamo pronti. Non riesco a considerare un punto di partenza temporale più importante di un altro.

La fortuna e la sfortuna sono in agguato in ogni momento, altamente al di fuori di ogni preciso e scrupoloso controllo. Sta a noi affrontare gli avvenimenti, siano essi positivi o negativi, grazie alle nostre abilità e alle conoscenze acquisite nel tempo.

Piango sui miei propositi per l’anno nuovo; piango sul nulla, perché non ne ho!

 


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