Pubblicato il 08/01/2008
In questo libro Stravinskij racconta il suo percorso artistico dagli inizi fino al 1935; più che una vera e propria autobiografia è il racconto del suo percorso artistico, la sua vita privata è praticamente assente dalla narrazione ma sono minuziosamente riportate le tappe della creazione delle sue opere. In questo libro Stravinskij ci racconta la genesi e lo sviluppo delle sue composizioni, descrivendo se stesso come un meticoloso lavoratore e fine cesellatore e ci parla del periodo di massimo splendore dei Balletti Russi e dei suoi rapporti non sempre sereni con Diaghilev. Si scoprono anche lati meno noti del grande artista, come la sua collaborazione con una ditta che produceva rulli per le pianole meccaniche. Dalla lettura ci pare che il cruccio principale di Stravinskij fu quello di trasmettere le sue opere così come le aveva pensate, infatti dedica molto spazio a biasimare il fatto che i direttori spesso tendono ad interpretaree le partiture, anzichè a proprorle esattamente secondo i desideri e le indicazioni del compositore, ed è per questo che si dedicò prima a creare i rulli per le pianole, e poi ad incidere un gran numero di dischi con le sue opere. Sempre per far conoscere al pubblico le sue composizioni così come le intendeva lui, diventò anche direttore di orchestra e pianista. Il libro è molto interessante perchè ci svela spesso l'idea che sta dietro a note composizioni, e i meccanismi che le hanno fatte diventare così come le conosciamo. Non poteva mancare una specie di discolpa per il clamoroso insuccesso della prima della Sacre du Printemps, attribuita in larga parte dal compositore alle coreografie di Nijinsky. Dalla lettura conosciamo un artista che intende innanzitutto la creazione come un vero e proprio lavoro, egli ci dice infatti che l'ispirazione arriva lavorando, non bisogna aspettarsi che discenda miracolosamente e, al di là della musica, credo che sia un messaggio di cui ognuno può fare tesoro.
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