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Da tempo ti devo parole d’amore

di Angela Caruso
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Pubblicato il 11/04/2013 20:31:06

DA TEMPO TI DEVO PAROLE D’AMORE
Sicilia, viaggi letterari e artistici fra emozioni, immagini e suggestioni
di Angela Caruso

Premessa

Una letteratura non solo siciliana

Nell’epoca odierna del “villaggio globale”, i cui confini si sono allargati a dismisura, con un incremento notevole degli scambi di prodotti culturali, sembra non esserci più posto per lo specifico e il particolare e tutto è omologato. In un mondo in cui la comunicazione ha abbattuto ogni barriera e avviene in tempo reale con quasi ogni punto del pianeta, non è anacronistico soffermarsi su ciò che ci sta immediatamente vicino, per spazio, cultura, lingua e problemi; non è regionalismo miope e angusto, ma consapevolezza che l’uomo ha necessità di conoscere ed amare prima le proprie radici, ciò che gli è prossimo, per potere poi andare oltre, superare i confini fisici e materiali, verificare che il linguaggio della cultura, della poesia, dell’arte è un linguaggio universale e tocca il cuore degli uomini di tutte le latitudini.
La cultura siciliana del Novecento è siciliana per gli autori, per la prospettiva esistenziale, la sensibilità e, direi, la “passione” che contraddistinguono l’identità e l’opera di un artista nato nell’Isola, crocevia e sintesi del Mediterraneo, ma è nazionale, italiana e anche mondiale per i molti temi trattati e, soprattutto, se consideriamo diversi elementi:
• che nel breve giro di due decenni sono stati assegnati due premi Nobel per la letteratura, a Pirandello nel ’34 e a Quasimodo nel ’59;
• che Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa è il romanzo più conosciuto e tradotto nel mondo (anche nei paesi orientali, Cina compresa);
• che uno scrittore come Elio Vittorini ha diffuso e fatto conoscere la letteratura nord-americana in Italia, svecchiando ed allargando gli orizzonti culturali della penisola e che, inoltre, è stato acuto ed intelligente scopritore di talenti letterari, di calibro nazionale ed internazionale;
• che Giuseppe Bonaviri, prolifico ed originale scrittore, medico col cuore di bambino-poeta, ha “rischiato” diverse volte di vedersi assegnato un Nobel per la letteratura;
• che dire poi di Rosso di San Secondo, di Leonardo Sciascia, di Vincenzo Consolo, di Bartolo Cattafi e di tanti altri artisti, importanti interlocutori nella storia culturale europea fin dal primo dopoguerra?
• e che dire di poeti e narratori sconosciuti al grande pubblico isolano e nazionale ed invece tradotti, conosciuti e studiati all’estero, come ad esempio Bartolo Cattafi, Stefano D’Arrigo o Carmelo Aliberti, per citare solo alcuni dei tanti letterati inseriti in questa antologia, insieme ai molti altri esclusi per cause maggiori?

[…]
Facciamo un balzo per arrivare al Novecento, oggetto del presente lavoro.
La nostra regione, “staccata” fisicamente dall’Italia, ha cercato di restare fedele alle caratteristiche peculiari della sua cultura, ma anche contemporaneamente di inserirsi nel percorso della letteratura nazionale, smentendo la tesi di Giovanni Gentile che, nel Tramonto della cultura siciliana del 1919 sosteneva che per l’isolamento storico-geografico la Sicilia era “sequestrata, a causa del mare e della scarsezza dei commerci, da ogni relazione col resto del mondo”. Invece sottolineamo che, pur conservando la propria identità culturale, quella sicilianità che perdura nel Novecento e che continua fino ai nostri giorni con Bufalino, Consolo, Collura, Bonaviri, Freni, Camilleri e tanti altri illustri “Siciliani”, la letteratura siciliana è proiettata in una dimensione sicuramente non provinciale, ma nazionale.
++++++
La presente antologia sottointende idealmente due aspetti: il primo è il rapporto molto stretto tra la letteratura e il territorio, il secondo quello tra la Sicilia e i Siciliani.
Letteratura e territorio
Questo aspetto parte dalla considerazione che la nostra terra particolare ha prodotto una letteratura particolare: sole, mare, colline, monti, tradizioni, storia, cultura, un tutto, un’amalgama di originalità che lega imprescindibilmente la letteratura all’ambiente, al territorio. Su questa ovvia constatazione l’idea dei Parchi Letterari, nata alla fine degli anni Ottanta, per impulso della Fondazione Ippolito Nievo, si è recentemente estesa anche al Mezzogiorno d’Italia. Stanislao Nievo, presidente della Fondazione, ha ideato i Parchi indicando con essi un’area di territorio nella quale possono essere individuati e realizzati veri e propri itinerari culturali, attraverso i luoghi celebrati dai nostri più grandi autori e poeti, così da scoprire le suggestioni da cui essi trassero ispirazione.
Il Parco è, quindi, uno spazio, fisico e mentale, analogo a quello in cui si trovarono gli artisti quando diedero vita alle loro opere e che ricrea esperienze visive, ed emozionali, quanto più vicine a quelle originarie narrate e descritte nelle opere artistiche; pertanto, secondo Stanislao Nievo, i Parchi sono da intendersi come laboratorio di letteratura, arte, storia, geografia, scienze, che offrono un metodo di apprendimento “sul campo” e che fanno vivere la cultura in modo tridimensionale.
I Parchi letterari in Sicilia sono otto, ma ne possono essere ideati e “costruiti” tanti altri, sul filo della memoria e delle evocazioni letterarie, della sintesi tra natura, arte e letteratura, intendendo per arte non solo le arti figurative, pittura e scultura, ma anche l’architettura e le cosiddette arti minori, come la ceramica, la fotografia e il cinema, ad esempio.
Come non comprendere, in un’ipotesi culturale ampia, la considerazione delle opere pittoriche di Gianni Provenzano, di Renato Guttuso, di Gianbecchina, di Salvatore Fiume, di Bruno Caruso, di Pippo Madè, di Emilio Greco, oppure lo studio delle ceramiche di Caltagirone, Sciacca, S. Stefano di Camastra, Burgio, Palermo, Patti, Trapani, oppure l’analisi delle fotografie di Robert Capa o di Melo Minnella o di Nicola Scafidi o di Giuseppe Leone o di Ferdinando Scianna o, non ultimo, di Enzo Sellerio? Per non parlare poi dei film di Luchino Visconti (anche se non siciliano), La terra trema, Il Gattopardo, o dei fratelli Taviani (anche se non siciliani) Kaos o del sicilianissimo Giuseppe Tornatore Nuovo Cinema Paradiso, Baarìa. Tutto concorre alla creazione ideale di un Parco letterario.
Il primo Parco letterario, in ordine di tempo, è quello di Giovanni Verga, legato alla riviera dei Ciclopi, ad Acicastello e ad Acitrezza, in particolare, per i Malavoglia, ma anche a Vizzini, per Mastro don Gesualdo, a Bronte per la novella Libertà, alla piana di Catania per tante altre novelle (La roba, ad esempio) o per il romanzo Storia di una capinera.
Possono essere viste anche le foto realizzate da Verga stesso e il film di Visconti: La terra trema, o quello di Zeffirelli: Storia di una capinera, ma anche tanti dipinti di Gianbecchina che mettono ben in risalto la dolorosa condizione dei “vinti” verghiani.
Il secondo Parco letterario è quello di Luigi Pirandello, dal suggestivo titolo: “Nel cerchio del Caos”. Punto di partenza, ma anche di arrivo, luogo importante e significativo è proprio la casa natale del grande Agrigentino nella contrada del “ Caos”, appunto, ma anche le strade, le scalinate e le vecchie case della città, gli antichi templi, il mare, il porto (di Porto Empedocle). Un’esperienza molto forte è rappresentata dalla visita all’ex miniera di Cozzo-Disi, a Casteltermini, una delle miniere di zolfo più importanti dell’agrigentino, che ben si presta alla “contestualizzazione” di diverse novelle (di Ciaula scopre la luna, per esempio, ma anche o, forse, soprattutto della verghiana Rosso Malpelo), come pure del romanzo pirandelliano I vecchi e i giovani.
Altre suggestioni possono essere fornite dalla visione del film dei fratelli Taviani, Kaos, che ben colgono, e rappresentano, la natura assolata, dagli accecanti colori siciliani che risultano “fissati” nelle splendide ceramiche di Caltagirone o di Sciacca o di Burgio, negli espressivi dipinti di Gianbecchina, dalle forti tinte coloristiche.
Il Parco letterario di Salvatore Quasimodo, ideato dal figlio Alessandro, dal titolo “La terra impareggiabile”, vede come luogo di inizio la città barocca di Modica, dove è conservata la casa natale del grande poeta siciliano, collegata idealmente a Roccalumera (paese di origine della sua famiglia), ma soprattutto ai luoghi oggetto della sua lirica, sul filo della memoria e dell’ispirazione poetica: Messina, Tindari, le Eolie, Siracusa, l’Anapo, Pantalica, ma anche Agrigento.
La città di Modica suggerisce la creazione di un altro Parco letterario, collocato sui Monti Iblei e comprendente città come Scicli, Ragusa Ibla, Comiso, Noto, oltre naturalmente a Modica. Sarebbe il Parco letterario di Gesualdo Bufalino, del professore di lettere, diventato scrittore famoso all’età di sessant’anni, così innamorato e abbarbicato alla sua terra da non volerla mai lasciare, e che ha dedicato pagine d’amore all’arte tardo-barocca, neoclassica e liberty di questi luoghi, come all’umile e sano lavoro della sua gente e al selvaggio e delicato intarsio della natura. Non è stato istituito questo Parco letterario, ma esiste e si può percorrere, aiutati dalle fotografie di Giuseppe Leone, oppure seguendo la Strada Statale 115 e fermandosi a visitare Noto, Comiso, Ispica, Modica, Ragusa Ibla, Vittoria, e poi proseguire per Scicli e Donnafugata!
Il quarto Parco letterario già esistente è quello di Giuseppe Tomasi di Lampedusa che si estende per un’area amplissima, toccando Palermo, S. Margherita Belice e Palma di Montechiaro. A Palermo il Principe è vissuto ed ha ambientato il suo Gattopardo; a S. Margherita, nel Palazzo Filangeri Cutò, egli trascorse lunghi giorni felici, nell’infanzia e nella giovinezza, e lì lo scrittore collocò il soggiorno estivo a Donnafugata della famiglia del principe di Salina; a Palma di Montechiaro, feudo di famiglia, Tomasi, colpito soprattutto dalla Chiesa Madre e dal convento delle Benedettine, ambientò alcune scene del romanzo.
Non si può trascurare la visione del film di Luchino Visconti, Il Gattopardo, così come si possono ammirare anche le illustrazioni del romanzo e dei racconti realizzate da Bruno Caruso, oppure accostare alcuni dipinti di Gianbecchina.
Un nuovo Parco letterario da affiancare al precedente potrebbe essere quello di Lucio Piccolo, da realizzare a Capo d’Orlando, nella villa di questo poeta, cugino di Tomasi di Lampedusa, che Montale considerò il più grande poeta lirico siciliano del Novecento e a Ficarra, sui Nebrodi, dove, per volontà dell’unico figlio Giuseppe, nel marzo del 2007, è stato inaugurato un museo a lui dedicato, e nel maggio del 2009 finalmente sono stati pubblicati tutti gli scritti del grande lirico palermitano.
Capo d’Orlando ci porta nel Messinese, terra ricca di luoghi suggestivi, ma soprattutto terra feconda dal punto di vista letterario: Maria Messina, Vincenzo Consolo, Bartolo Cattafi, Melo Freni, Carmelo Aliberti, Mirella Genovese possono a buon diritto essere inseriti all’interno del Parco letterario dello Stretto di Messina, intitolato Horcynus Orca e dedicato a Stefano D’Arrigo. A questo Parco, che propriamente ha il centro nel topos del romanzo Scill’e Cariddi, appartengono Mistretta (dove per lungo tempo visse la palermitana Maria Messina), S. Agata di Militello, Barcellona Pozzo di Gotto, Patti, Tindari, le isole Eolie e anche l’Etna.
L’ottavo “Parco letterario Elio Vittorini”, inaugurato nel marzo del 2003, comprende tutta la provincia di Siracusa ed in particolare l’isola di Ortigia, con i tesori del centro storico, la passeggiata al Ponte Umbertino, la bellissima Piazza Duomo. Il Viaggio Sentimentale “Il garofano rosso” trae ispirazione dai luoghi che hanno visto la nascita e la formazione dell’artista.
Anche per Leonardo Sciascia è stato creato un altro Parco Letterario, il cui ideale crocevia è Regalpetra, il paese immaginario del romanzo Le parrocchie di Regalpetra, cioè Racalmuto, luogo di nascita del grande scrittore e saggista, dove è stato allestito un museo. Al Parco appartiene anche Caltanissetta e alcuni luoghi della provincia, oltre alle miniere di zolfo di cui era ricca la zona.
L’ultimo Parco Letterario ci porta ad Enna, luogo di nascita di Nino Savarese in onore del quale esso è stato istituito. Il cuore del Parco è ovviamente la città, con la sua Rocca di Cerere, il Castello di Lombardia, il quartiere di Valverde e quello dei Greci, la casa di Savarese e poi, fuori, il lago di Pergusa, le miniere di zolfo e i boschi che, rigogliosi, arrivano fino a Piazza Armerina.
Sicilia e Siciliani
L’antologia è suddivisa in 10 Viaggi tematici, inerenti il rapporto tra la Sicilia e i suoi abitanti.
Il primo Viaggio potrebbe definirsi esistenziale e parte dalla considerazione della Sicilia come “metafora dell’esistenza”, come dice Consolo nel II capitolo dell’Olivo e l’olivastro; Sicilia da associare a “sicilitudine”, come suggerisce Sciascia nella Corda pazza, oppure a “isolitudine”, come propone Bufalino in Saldi d’Autunno, oppure semplicemente da accostare a “sicilianità”, come specifico dell’essere siciliani.
Il secondo Viaggio è quello della storia tradita, quello cioè delle illusioni e disillusioni del Risorgimento e dell’Unità d’Italia, quello, per intenderci, di Libertà, di Mastro don Gesualdo e dei Malavoglia di Verga; quello dei Viceré di Federico De Roberto o del romanzo I vecchi e i giovani di Pirandello, del lungo racconto di Sciascia, Il quarantotto, del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa o della Zia marchesa di Simonetta Agnello Hornby.
Anche la “Liberazione” del ’43 è una liberazione tradita, ingannata, ce lo dimostra Vincenzo Rabito con la sua “vita descraziata”, Nino Savarese, in Cronachetta siciliana dell’estate 1943, Leonardo Sciascia in La zia d’America o meglio ancora Matteo Collura nella bellissima guida, geografica, letteraria e spirituale, dal titolo In Sicilia, o Antonio Russello nel romanzo La storia di Matteo.
A completamento del percorso si possono presentare le foto di Robert Capa, come quelle di Nicola Scafidi e la visione di alcuni film del neorealismo italiano.
L’infanzia bruciata e la donna “non calcolata”: due temi che sono trattati insieme, come insieme sono stati sempre “collegati”: da Rosso Malpelo a Ciaula scopre la luna, da Li salareddi di Nino Martoglio a La notti di Modica dello stesso o A li matri di li carusi di Ignazio Buttitta; dalle mille donne di Maria Messina all’Esclusa di Pirandello, a La lunga vita di Marianna Ucria di Dacia Maraini, a Francisca di Maria Attanasio di Correva l’anno 1698 e nella città avvenne il fatto memorabile, alla “mennulara” di Simonetta Agnello Hornby.
Il quinto Viaggio è quello dello struggimento ed impossibilità del nostos: attraverso Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini, o Lamento per il Sud di Quasimodo, insieme a tante altre sue liriche; a completamento del percorso non può mancare la visione del bellissimo Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, oltreché del recente Baarìa.
Altri Viaggi, ancora, sono due che sembrano opposti: il mito e la realtà; il primo, in Quasimodo, in Rosso di San Secondo, in Savarese, in Consolo e nella Genovese; il secondo in Piccolo, Cattafi, Bonaviri, Cimino, Genovese.
Eros e thanatos sono gli opposti che si toccano in Verga, Bufalino, Brancati, Messina.
Un percorso “originale” è quello relativo ad un rito religioso molto popolare, si tratta della recita del Rosario: lo vediamo nell’incipit del Gattopardo, in una scena di S. Giovanni decullatu di Martoglio, nel racconto omonimo di De Roberto e in una pagina della Zia marchesa di Agnello Hornby, come pure in un recente romanzo di Evelina Santangelo, Senzaterra, che però entra a buon diritto totalmente nel successivo percorso sui migranti.
C’è poi un drammatico e sempre attuale Viaggio: quello dello sviluppo negato connesso con l’emigrazione forzata; a parte tutta la produzione del verismo siciliano, possono contribuire alla formazione del percorso alcuni racconti di Maria Messina, di Sciascia e di Pirandello, la visione di alcuni episodi del film Kaos dei fratelli Taviani, come pure del recente Nuovomondo. Si inseriscono pienamente Stefano Vilardo e Senzaterra di Evelina Santangelo, come pure un interessante e recente lavoro teatrale di Maria Elena Vittorietti su testi del giornalista Francesco Viviano.
L’ultimo Viaggio è un’interessante rassegna di autori siciliani in relazione ai diversi registri linguistici adoperati: da Verga a Buttitta e a Consolo, da Bufalino a D’Arrigo, da Bonaviri, a Camilleri: ognuno con la sua lingua e con il suo stile, sia il dialetto o la pura lingua italiana, lo stile semplice o quello ricercato e baroccheggiante: importante è che, dietro lo stile, ci sia sempre l’uomo.
Tratto da Angela Caruso, Da tempo ti devo parole d'amore, Sicilia, viaggi letterari e artistici fra emozioni, immagini e suggestioni - Illustrazioni di Carlo Maiorca. Pietro Vittorietti Edizioni, Palermo, 2010

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