Si inerpicavano gemme rare
nell’albero della mia vita,
suggerendo sospiri di morte,
e sconfitta la dea della Speranza,
non restava che inginocchiarsi,
congiungere le mani e aspettare.
Già troppe volte avevamo sfidato
il tempo che angelicamente,
ci aveva restituito la nostra sofferenza,
già troppe volte avevamo messo
in gioco il nostro io barattando
un po’ di gioia per un po’ di chiarezza,
vestiti di fiori immortalavamo
la decaduta Primavera,
non sentendolo nostro
vomitavamo il nettare delle api,
defraudati del nostro sole,
giocavamo a rincorrerlo,
inventavamo sorrisi perché
i bambini non restassero piccoli,
trascinati nelle radici più intime
della nostra vita trionfava la pazzia,
tra folletti divertiti aspettavamo
quello che ci restituisse la nostra lucidità.
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