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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Primo nome Manuel

Narrativa

David el Marte
Editrice Zona

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 21/08/2009 01:49:00

Manuel, un nome, bello, un’ossessione, quella del protagonista per il bel ragazzo che da tale nome è contraddistinto. Il protagonista della vicenda, Denis, non è nuovo ad innamoramenti, sconvolgenti, profondissimi, ma senza conseguenze, senza possibilità di esistenza, egli infatti si innamora di ragazzi cui non confessa il proprio amore, gli basta solo poter fare un pezzo di strada al loro fianco. Ragazzi che non sospettano mai l’amore di cui sono oggetto, anche perché sono sempre irrimediabilmente eterosessuali, così come si suppone dovrebbe essere Denis. Si suppone in quanto durante la narrazione si parla spesso della fidanzata del Denis, a volte esce con lui altre volte lo attende addormentata a letto, perché il fidanzato ama fare le ore piccole in discoteca, dove, il venerdì, è anche il dj. Ed è proprio nel locale che frequenta che Denis vede per la prima volta Manuel, e se ne innamora seduta stante, e inizia a scrivergli lettere, sino al giorno in cui i due si incontrano e si parlano. A Manuel sembra non importare granché dell’amore che Denis nutre in modo appassionato, spasmodico, quasi maniacale, Manuel sottolinea sin da subito di non essere “biologicamente compatibile” con l’amore di Denis, il quale non sente ragioni e ama follemente. la fidanzata è un po’ seccata della liasion, ma neanche tanto, ella è certa della fedeltà del fidanzato. Fedeltà che dura per tutte le 144 pagine del libro, soprattutto perché Manuel non ha minimamente intenzione di giacere con l’innamorato. Anzi, sfoggia un bel caratterino, scostante ed abbastanza irritante nei confronti dello spasimante, sembra quasi divertirsi a vedere Denis ai suoi piedi sempre e comunque, e pronto e disponibile da offrire erba, e cocktails.
Il romanzo si snoda sui tredici incontri tra i due amici diluiti nell’arco di otto mesi, in cui non succede sostanzialmente un granché, i due vanno di incontro in incontro in modo scostante non si danno appuntamenti precisi, contano solo sul fatto che la discoteca Magic Bus è la loro grande passione e ciascuno sa che all’appuntamento del fine settimana l’altro non può mancare. Ma se gli incontri costituiscono l’alberatura della narrazione, ciò che ne costituisce la superficie velica è la descrizione della vita giovanile, di come i ragazzi amano riempire il tempo libero. Vi è, tra le righe, costante la musica, com’è logico che sia in un ambiente dove si balla, ma la musica è sempre presente, la si sente dovunque come sottofondo perché sembra essere il grande amore di Denis. Poi vi sono i vestiti, le droghe, la voglia di crescere e di essere insieme, cose tipiche dei giovani, che qui sono gli unici protagonisti e sono rappresentati in modo assai efficace, facendoli vivere solo di venerdì e sabato, i giorni in cui,lasciati da parte gli impegni quotidiani, possono essere finalmente sé stessi. Dicevo della musica, oltre ad essere narrata, descritta, spesso vi sono nomi di cantanti, gruppi o album, essa è anche la grammatica con cui pare scritto il libro, i periodi, le frasi, spesso si ripetono, le parole ritornano, uguali con lo stesso ordine, lo stesso suono, nel volgere di poche righe, i discorsi finiscono, vengono ripresi uguali, terminano in modo differente, vengono troncati da un repentino balzo del ritmo, esattamente così come sono costruite le canzoni, con strofe e ritornelli e motivi portanti. Si potrebbe ri-immaginare il libro, leggendolo quasi con l’udito, come quello che un tempo si chiamava “long playing”, il caro trentatregiri, in cui i tredici incontri tra Denis e Manuel sono altrettante canzoni, e gli altri capitoli – minori, nella narrazione – come intermezzi, quasi dei recitati o parti solo musicali, che raccordano l’album e lo rendono un lavoro completo. Certo questa è una mia sensazione, creatasi dalla suggestione musicale continuamente accennata dal bravo autore del libro. Per altri versi, sotto un punto di vista più letterario, il libro mi ha ricordato i lavori di Bret Easton Ellis degli ultimi anni 80, primissimi 90, in cui nella narrazione di fatti anche minimi vi è un vasto corollario di descrizioni di ciò che circonda i personaggi di libri, quali vestiti, dischi, telefonini, cibi ordinati al ristorante, e così via, qua non vi è tale maniacale operosità, ma vi è una simile voglia di cesello, di contestualizzazione, che porta l’autore, per esempio, a descrivere con minuzia gli abiti che Denis indossa ad ogni incontro con l’amato, salvo però poi ribaltare lo schema di ricchezza ostentata dal citato autore americano, in quanto poi si vede che gli abiti sono praticamente sempre gli stessi. E dal Easton Ellis al minimalismo americano di quegli anni il passo è severo ma breve, e anche qui il nostro el Marte sembra aver attinto almeno un paio di manciate di sensazioni da quella effimera corrente che seppe però tessere di malinconia quella che sembrava un’imperturbabile e serena gioventù, allo stesso modo in “Primo nome Manuel” la jeunesse dorèe dall’apparenza serena, è scossa da forti fermenti e di ribellione e di desiderio dell’amore, come valore superno, tanto da viverlo in modo assai intenso anche svincolato dall’aspetto carnale o di una futura convivenza di tipo stabile. Restando in termini di paragone con il minimalismo americano alcune pagine richiamano quella spensieratezza malinconica ma densa di desiderio di riscatto che troviamo in Lee Tulloch; per chiudere questo giro di sensazioni, i luoghi, nei dintorni di Mestre, sono quelli cari al Rugarli de “La luna di Malcontenta”, visti però nei giorni di sole, senza piogge acide e soli che sembrano artificiali, ma sempre e solo di notte, verso la discoteca, sottocieli stellati di bei sogni radiosi.
L’autore mette nella narrazione in modo quasi nascosto, un po’ di soppiatto, una grande cultura, oltre che musicale anche letteraria ed artistica, fa leggere – e citare – al protagonista libri “importanti”, passa con disinvoltura attraverso eleganti ed ardite descrizioni architettoniche ed inoltre inserisce dei bellissimi paralleli con la natura, come la metafora della gazza o quella dell’orto. La narrazione prosegue come un contrappunto tra la descrizione degli incontri tra Denis e Manuel, costruiti con mano assai realista e con gli accenti minimalisti di cui dicevo poc’anzi, e dei brevi capitoli di raccordo, che sembrano collocarsi fuori dalla linea temporale del racconto e formano begli esempi di narrazione intimista con accenni quasi da Arcadia. L’ultima riflessione è sui nomi, tra l’autore del libro David el Marte ed il protagonista Denis Marte dj, sembra di scorgere una certa sovrapposizione, forse l’autore non è tanto lontano dai passi del simpatico ed innamorato dj, assai singolare che l’amato si chiami Manuel e la fidanzata Emanuela, anche qua la sovrapponibilità lascia spazio al pensare che forse la storia narrata non è poi tanto distante dalla realtà e che la persona amata forse è una soltanto, forse diversa/divisa nel volgere del tempo.
In conclusione un libro assai piacevole, scritto con mano simpatica, dai toni semplici e giovanilistici che però celano profonde riflessioni unite a grandi conoscenze e soprattutto ad una abile mano narrativa che riesce ad attrarre il lettore e a portarlo lungo il volgere della vicenda senza mai farlo desistere dalla lettura e facendogli qualche simpatico scherzetto narrativo ed eseguendo non poche giravolte con le parole.

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