Assessorati alla cultura pronti a decidere
sul nostro presunto stile nell'incedere
voltiamo le pagine con una deferenza tutta nuova
mentre dall'altra parte del frontespizio
il grande calunniatore ci arringa
quanto sarebbe bello vivere un altro giorno da leone
e la giustizia pubblica merce
solo il contrabbando le si arrende
tra le rughe sopra le righe di un'animata affissione
la consapevolezza della propia colpevolezza
incita alla delinquenza più efferata del sornione
sempre meno sempre meno
il giudice di pace fa onore al suo nome e lui
in una deriva senile fa appello alla famiglia
ma voleva dire famigghia in un gioco di parole
che gli è sfuggito per i troppi peli sulla lingua
a tratti felpata di commozione
questo paese sarebbe nostro
se non ci fosse la magistratura rossa
a toglierci il piatto colmo della nostra saliva da sotto il naso
un mandato che non finisce mai perchè di origine divina
mandatecelo ci trastulleremo come in un monologo interiore
apocalissi del terrore tutte pronte da partorire
e qualche proclama del ventennio
da tirare in ballo non appena la musica di sottofondo
diventi più tranquilla all'infinito
chi aspettava quella scintilla negli occhi è stato deluso
dai troppi ritocchi del bisturi alle zampe di gallina
sembra morta la cognizione del tempo
è questo che fa più paura
il leader di un partito fatto schiuma e bava e bruma
in quanti lo deridono?
ma non s'arrende all'evidenza anzi la nega
fino in fondo la sua essenza
strepitosi allunghi invitano a una rivolta
condotta nel nome di un sol uomo
mi concilia una resa incondizionata piuttosto?
neanche per sogno
e non ci resta che sognare di trovare un posto di lavoro
di avere una pensione con cui tirare avanti
gli ultimi anni di una vita spietata
magari un vecchio amore
con cui dividere con decoro
le giornate stralunate passate al setaccio
per trovare il ricordo di tempi migliori mai nati
in quest'Italia che affonda nel fango dell'indifferenza
tutti i suoi peccati.
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