Pubblicato il 03/10/2009 00:25:20
Accarezzo il rasoio dell’ira con l’astuzia di un matto. Tu godi nel vedermi avviluppato nella risacca della gelosia. Nulla rimane degli spruzzi di calce che abbelliscono il tuo sepolcro imbiancato, sordo muscolo in cui pompi fiele.
Alla mia morte perpetua l’assenza coi fiori e con un orologio a pendolo che ti ricordi l’idiosincrasia dei due cuori. Ciononostante continuo a singhiozzare il tuo nome e ad alimentare la brace con le mie lacrime.
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