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Inganno digitale

di Arcangelo Galante
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Pubblicato il 05/03/2025 05:14:36

Oramai l’utilizzo spropositato della tecnologia ha offerto quasi a tutti la possibilità di scrivere, apprendere un contenuto e descriverlo secondo “pacchetti preconfezionati”. 

Si acquistano prodotti cartacei e digitali che si credono scaturiti dalla mente del suo ideatore, convinti di potersi realmente specchiare nella lettura di un messaggio inventato con l’unico scopo di aumentarne la produzione e l’esaltazione di una creatività e abilità scrittoria molto dubbie, in quanto l’esperienza è un indice estremamente importante per farci comprendere la finzione di uno scritto elaborato dal computer, piuttosto che da un lungo lavoro di riflessione, analisi e impegno emotivo messi nella scelta di parole usate da un vero scrivente. 

Quando leggevo Cime tempestose, Orgoglio e pregiudizio, Il ritratto di Dorian Gray, Il Milione, Il giro del mondo in 80 giorni, Moby Dick, Piccole donne, Il principe felice di Oscar Wilde e tante altre storie che mi rapivano letteralmente il cuore, facendo sognare, pensare a fondo sul significato che uno scrittore volesse trasmettere ai propri lettori, restavo estasiato e sommerso da emozioni variopinte. 

Le sensazioni che provavo nell’entrare nei mondi della fantasia e di quella stupefacente dimensione narrata dai loro inventori, erano a dir poco indescrivibili. 

Gli scenari illustrati anche dalle immagini coloratissime, ma specialmente dalla destrezza di chi dipingeva la dinamica dei personaggi e delle avvincenti storie, mi trattenevano per lungo tempo con un libro fra le mani, facendomi gioire oppure rendendo pensieroso l’animo mio, sulle singole avventure visionate e che spesso venivano proposte con il passaparola di amici, conoscenti, insegnanti e appassionati del buon leggere. 

Chissà cosa gli frullasse nella testa a quelli che si mettevano ore e ore nella stesura di un romanzo, di una poesia, nello scrivere una lettera appassionata e traboccante di sentimenti, e come reagirebbero nell’epoca moderna, ignari che l’uomo, annullata la sensibilità e ribaltato incisivamente il valore della comunicazione, si dovesse trovare ad affrontare una pessima realtà artificiosa: l’incapacità di scrivere due sole righe con il cuore palpitante che le suggerisce alla mano. Nell’istante di decidere un libro da leggere, giammai indago sulla veridicità del pathos del promotore; ma qualora mi accorgessi fosse stato interamente scritto dalla AI, la scoperta di quella illusione, frenerebbe la mente e lo spirito, di lasciarmi entusiasmare da false parole e narrazioni vuote della farina macinata nel proprio laboratorio di scrittura, anche perché tutti potemmo farlo, semplicemente con un programma di “altissime simulazioni letterarie”. Provate a regalare al pittore una tela con un disegno impostato e facile da colorare, proprio nella stessa maniera che si fa nelle scuole a livello didattico. Ci sono i numeri corrispondenti ai colori da inserire negli spazi vuoti e quindi, il risultato sarà uguale a quello dell’artista collaudato. 

Grazie per l’attenzione e se qualcuno volesse illuminarmi sulla fine della nostra facoltà di sapere scrivere e generare una pubblicazione partorita dalle proprie forze, che albergano nel suo talento innato oppure sviluppato nel tempo, sarà ascoltato volentieri.

Buona riflessione a tutti.

 


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