Pubblicato il 10/07/2025 08:50:50
Il ridicolo dell’inclusività a tutti i costi: una riflessione quantomeno dovuta.
In un’epoca in cui l’ideologia woke impone un livellamento forzato di ogni differenza umana — razza, genere, orientamento sessuale, cultura — sembra quasi di assistere a una gigantesca messinscena. La parità di diritti e doveri è sacrosanta, ma trasformare ogni aspetto della vita in un teatrino dell’uguaglianza a tutti i costi è pura ipocrisia. La sinistra post-moderna, travestita da paladina della giustizia sociale, ci impone un pensiero unico: quello della parità a ogni costo, anche quando è innaturale, forzata, falsa.
La retorica woke non emancipa, omologa.Non libera, schiaccia. Non tutela, impone. È l’evoluzione soft del pensiero comunista: appiattire tutto, annullare le eccellenze, ignorare le differenze biologiche, storiche, culturali. Parità non significa equivalenza. La natura distingue, la realtà seleziona. E chi osa dirlo, viene marchiato come “fascista”, “sessista”, “razzista”. Ma la verità non ha paura delle etichette. Abbiamo bisogno di rispetto, non di ideologia. Di libertà, non di imposizione. Di uomini e donne che siano fieri delle proprie identità, non pedine intercambiabili in un mondo che idolatra la mediocrità. Quando si arriva addirittura a teorizzare che “forse anche gli uomini potranno allattare”, non si sta più parlando di progresso, ma di una negazione della realtà biologica e culturale. Il risultato? Un appiattimento dell’identità individuale, un’omologazione che ignora le differenze naturali e storiche per favorire un’ideologia sterile, imposta da una società radical chic di sinistra, lontana anni luce dalle esigenze reali della maggioranza. Questo modello ideologico non solo è ridicolo, ma anche pericoloso: distrugge il merito, svilisce la diversità autentica e rende insostenibile ogni dialogo civile. La libertà di esprimere il proprio pensiero, anche se scomodo, deve tornare a essere il vero faro della convivenza. Lungi dall’essere un’utopia, la realtà è fatta di persone diverse, con storie, culture e visioni del mondo che vanno rispettate, non uniformate. Non serve essere d’accordo, ma serve avere il coraggio di dire che l’attuale narrazione woke, spesso imposta, è un imbroglio colossale che va smascherato.
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