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A tutto Jazz e Altro - Giornata Mondiale della Musica 2022

Argomento: Alimentazione

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 18/06/2022 16:59:45

A TUTTO JAZZ e ALTRO.
FESTA PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA MUSICA 21 GIUGNO 2022

♣ Rimescolando le notizie sull’attività jazzistica a me giunte in questi ultimi mesi denoto una fortissima ripresa di novità molto interessanti, soprattutto di numerosi strumentisti eccezionali che hanno saputo imporsi all’attenzione internazionale durante i ‘meeting’ più accreditati che, malgrado il fermo di due anni per le ragioni che sappiamo, hanno ripreso alla grande, come è possibile vedere qui di seguito:

♥ Si è concluso in aprile l’Ancona Jazz che festeggia l’International Jazz Day UNESCO, con un programma quanto mai fitto di appuntamenti, nato nel 2011 dall’idea del grande pianista e UNESCO Goodwill Ambassador Herbie Hancock: “per evidenziare il jazz e il suo ruolo diplomatico di unire le persone in tutti gli angoli del globo”. Tanti gli incontri che Ancona Jazz ha organizzato tra la città di Ancona e Jesi, inserendoli nel già ricchissimo calendario ufficiale della 49a edizione. Durante la giornata in cui si sono tenuti anche importanti omaggi a due grandi icone del più vasto ambito jazzistico, Charles Mingus e Jack Kerouac, dei quali nel 2022 ricorre il centenario della nascita, che pur in ambiti diversi hanno lasciato una traccia profonda quanto innovativa nel linguaggio jazzistico. È andata così che “La mattina del 30 aprile, presso il Liceo Musicale Carlo Rinaldini di Ancona, si è aperto il seminario sulla vita e l’operato dedicato: "Peggio di un bastardo: Charles Mingus e la musica come autobiografia", arricchito da proiezioni, immagini e video, e tenuto da uno dei massimi musicologi italiani, Stefano Zenni, autore di numerosi libri e saggi, direttore artistico di rinomati festival, docente di conservatorio e relatore profondo, che riflette la sua passione smisurata in una meticolosa, costante ricerca, allo scopo principale di porre nella giusta luce e considerazione la grandezza di musicisti tanto essenziali nell'evoluzione del linguaggio musicale del secolo scorso.” Seguito dal concerto "Blues & Roots Quintet" - nome che richiama uno dei dischi più rilevanti del grande contrabbassista - formato da docenti del Conservatorio G.B. Pergolesi di Fermo: Marco Postacchini (sassofoni), Mauro De Federicis (chitarra), Emanuele Evangelista (pianoforte), Gabriele Pesaresi (contrabbasso), Andrea Nunzi (batteria). Nel pomeriggio, presso la Mole Vanvitelliana si è tenuto il concerto “Jack Kerouac. The heart Beat of Jazz” con protagonista il cantante e fine dicitore Riccardo Mei. Un emozionante reading del libro più famoso di Kerouac "Sulla strada", alternato all'esecuzione di brani tipici dello stile bebop, seguendo esempi notevoli che spesso hanno fatto capolino nella discografia jazzistica, con riferimento principale quel "Bop for Kerouac" che il cantante Mark Murphy realizzò per l'etichetta Muse nel 1981. Il jazz, come ben sappiamo, non si è mai esaurito nella sfera musicale, ma ha invaso tante altre forme artistiche, dialogando volentieri con esse, non ultima la letteratura. E quando si accomunano questi due termini, il primo nome che salta in mente non può che essere Jack Kerouac, esponente fondamentale di quella "beat generation" che aveva nel bebop non soltanto un mero sfondo sonoro, ma piuttosto un modello d'ispirazione nel processo creativo di una scrittura dove la sincope, l'improvvisazione, la tecnica strumentale innovativa si riverberavano nelle parole, prosa o poesia che fossero. La simbiosi tra i due mondi fu così alta che lo stesso Kerouac incise dischi di "reading" con accompagnamento jazzistico (mitico fu "Blues and Haikus", con accanto i soli Al Cohn e Zoot Sims al sax tenore). La giornata ha poi riservato altre sorprese a Jesi, con “Oslo meets Jesi”: Ancona Jazz e la Scuola Musicale Opus 1 diretta da Stefano Coppari e Samuele Garofoli, con ospiti d’eccezione i giovani studenti jazz della scuola “Improbasen” di Oslo, noto centro didattico per bambini e giovani cui metodologia ha attirato molta attenzione negli ambienti musicali professionali norvegesi e internazionali. Al culmine di questo prezioso incontro c’è stata l’esibizione presso il teatro “Il Piccolo”, un concerto finale, diretto dal maestro Odd André: un evento ad ingresso gratuito, in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Jesi e Arcevia Jazz Feast.
www.anconajazz.com - info@anconajazz.com
♥ Di risonanza internazionale, si è da poco conclusa la diciannovesima edizione del Novara Jazz Festival sull’onda della nuova scena jazz inglese, con la presenza di Collocutor e Theon Cross, e importanti nomi del panorama jazzistico in solo - Peter Evans, Bruno Chevillon, Kit Downes - fino a progetti italiani di respiro internazionale, come Rylander Löve con Pedrotti, ACRE con Evans, She's Analog, per arrivare a ensemble contemporanei come L.U.M.E. e Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp. Una serie di concerti diffusi tra i luoghi storici e spazi recuperati della città e del parco del Ticino.
♥ Ad aprile la GleAM Records ha festeggiato l’uscita di “Everyday Life”, l'album di debutto del chitarrista e compositore italiano Edoardo Liberati e del suo progetto ‘Synthetics’, disponibile in CD e digital download/streaming. Ciò che colpisce di questo album è la particolare miscela dei brani e la narrazione che ne scaturisce con grande personalità e coraggio. Le composizioni presentano feels idee diverse, riguardo tutti gli aspetti della musica: tempo, metro, struttura, arrangiamento, forma, orchestrazione, dinamica. Ogni brano ha una sua voce specifica e unica, senza rinunciare alla coerenza dell'intero lavoro. In formazione Edoardo Liberati, chitarra elettrica ed acustica; Vittorio Solimene, piano e Fender Rhodes; Alessandro Bintzios, contrabbasso, Riccardo Galli, batteria.

♥ “Niue” è il titolo del nuovo video dei Satoyama che anticipa “Sinking Islands”, il quarto album della band piemontese in uscita ad aprile per Auand Records. Il nuovo album prosegue il cammino intrapreso dal precedente “Magic Forest”, ottimamente accolto dalla critica ed incluso tra i migliori 100 dischi dell’anno dalla rivista JAZZIT, e dal progetto “Build a Forest” che attraverso il primo tour ad impatto zero li ha portati, grazie al supporto di Siae, Mibact e Fano Jazz Network, a suonare lungo tutta la Russia promuovendo un nuovo modo di vivere la musica ed il lavoro dell’artista. Una straordinaria esperienza da cui è stato creato il docu-film “Rails”. Ogni concerto dei Satoyama, aiuta a finanziare un progetto di sostenibilità. Una scelta concreta che mira a costruire, attraverso la musica, un mondo più equo e sostenibile. Ancora una volta i Satoyama raccontano le urgenze del nostro pianeta, da sempre al centro della loro musica e del loro impegno. Lo fanno attraverso il linguaggio dell’immaginazione, un wanderlust evocativo che narra di un ipnotico amore per la sabbia e per le onde del mare. “Sinking Islands”, come ci dice il titolo, ci parla dell’innalzamento del livello dei mari e del destino che accomunerà luoghi lontani e poco conosciuti insieme a città e grandi metropoli. Ogni brano del disco porta il nome di una realtà che affonderà se non si applicano cambiamenti repentini: Tuvalu, Palau, Kiribati ma anche la più familiare Venezia. Le note sono alquanto poetiche, invitano a lasciarsi andare a più importanti considerazioni sui significati da concedere all’ascolto di un disco che invoca un racconto di romantico rincontro tra la natura e l’uomo nella sua espressione migliore e più alta: la bellezza. “Sinking Islands”, è lo spirito dei sognatori che parla dritto all’anima. È lo sguardo delle anime che non si arrendono alla corrente apatica e immobile della società che ci vuole sdraiati e immutati di fronte al ‘climate change’.

♥ Di recente uscita per la Piano Series di Auand Records, “Insight”, di Giulio Gentile disponibile in CD (distr. Goodfellas e Jazzos). I singoli tratti dall’album sono disponibili su tutte le piattaforme streaming mentre tutto l'album è già disponibile in esclusiva su Bandcamp. Giulio Gentile esplora la forma del trio nel suo nuovo album “Insight” che egli stesso ha definito:” Un lavoro in equilibrio tra introspezione e dialogo.” Nonostante la giovane età il pianista abruzzese Giulio Gentile ha ormai collezionato una ragguardevole quantità di premi e riconoscimenti, sia in Italia che all’estero. Già membro di numerosi progetti, dal duo al quintetto, si cimenta ora nella classica forma del trio dove troviamo al suo fianco Pietro Pancella al contrabbasso e basso elettrico e Michele Santoleri alla batteria. Una scelta non occasionale ma frutto di una lunga frequentazione e affinità musicale. “I miei collaboratori – come spiega in prosieguo – sono stati fondamentali, sia a livello musicale che umano, per arrivare alla realizzazione di questo disco. Hanno sempre creduto nella mia musica e mi hanno sempre dato l’energia necessaria per proseguire questo progetto. Ci lega insomma una profonda amicizia. Inizialmente ci siamo semplicemente incontrati per provare a suonare qualcosa insieme, in seguito si è andato sviluppando un repertorio centrato su mie composizioni e arrangiamenti che ha portato poi alla nascita del trio a mio nome. Quando suono con loro riesco a percepire il trio come un'unica persona, c’è molto interplay e ascolto reciproco e questa cosa mi piace molto!”. Si tratta di un lavoro che programmaticamente cerca e trova un’impronta personale e originale, evitando di chiudersi in forme ordinarie di genere.

♥ Con l’album” Lexicon I”, Auand Records, il pianista italiano Filippo Deorsola riunisce il suo trio Anaphora per una raccolta di pezzi che sfidano le tradizioni stesse del jazz a cui i tre musicisti si sono formati. Altamente originali e spesso inaspettate, le 11 composizioni si ispirano alla musica d'avanguardia, al jazz straight-ahead, alla musica classica contemporanea e persino al blues, giocando con le aspettative dell’ascoltatore ad ogni battuta. L’intimità del piano solo, le esplorazioni materiche del contrabbasso e le esplosioni del groove coinvolgente della batteria costruiscono l’asimmetria stilistica indefinibile delle sperimentazioni sonore di Anaphora. Nato dall’incontro casuale ad una jam session del Conservatorio CODARTS di Rotterdam, il trio Anaphora è guidato dal desiderio di esplorare la relazione tra forma musicale, improvvisazione e capacità innata di ognuno dei musicisti di orientarsi in un paesaggio musicale. In Jonathan Ho Chin Kiat (contrabbasso) e Ap Verhoeven (batteria) Filippo Deorsola ha trovato due compagni di viaggio che hanno abbracciato la natura lungimirante del jazz contemporaneo, che sfugge alla rigida classificazione di generi, e che si dimostrano cospiratori partecipi nella ricerca tesa ad eludere le attese – sia le loro, sia degli ascoltatori. Con le parole stesse di Filippo Deorsola, sgretolando una comoda familiarità con la struttura e il tempo musicali, e lanciandosi nel mondo dell'inatteso “gli automatismi del corpo vengono messi in discussione. È necessario quindi riprendere il controllo del corpo per fare in modo che impari a navigare forme musicali più complesse per poi lasciarlo improvvisare liberamente su queste”. Volendo trasformare le parole in azione, Filippo Deorsola ha presentato la sua ricerca sull’improvvisazione, oggetto della sua tesi di laurea, alla Arts and Technology Conference di Porto nel 2021, e ha fondato il M.A.D. Collective (Mutually Assured Deconstruction), uno spazio che riunisce artisti visivi, autori, esecutori e rappresentanti del mondo accademico per elaborare nuove modalità di indagine degli eventi e del mondo che ci circonda. “Lexicon I” è dunque un'esperienza di ascolto affascinante per gli amanti della musica contemporanea, e lascia presagire cosa ci riserveranno in futuro Filippo Deorsola e i suoi compagni musicisti.
♥ A maggio risale la presentazione ufficiale di “Chansons sous les doigts” del pianista campano Vincenzo Caruso che prosegue la collaborazione con l’etichetta pugliese Dodicilune. Dopo “Sirene a Cadaques” (2020), distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei migliori store on line da Believe, arriva “Chansons sous les doigts”. Se il precedente disco era nato dall’incontro tra le composizioni del pianista, la poesia di Pina Varriale e l’interpretazione vocale di Annalisa Madonna, qui il musicista propone diciannove canzoni francesi re-arrangiate per pianoforte solo. Interessante leggere le motivazioni che hanno portato l’autore Vincenzo Caruso a una scelta tanto azzardata quanto originale: “Fin da bambino gli spartiti che mi inviava da Parigi "mon grand oncle" Antonio Di Domenico (1920-1985) chansonnier italo-francese e fondatore della casa editrice musicale "Club des auteurs", hanno portato il fascino della canzone francese sul leggio del mio pianoforte», racconta Caruso. «Più tardi, oltre allo studio dei capolavori pianistici degli impressionisti Francesi, un altro evento ha determinato il mio "debole" per la Chanson française, ovvero la collaborazione come pianista alla commedia musicale "Irma la douce" con le musiche di Marguerite Monnot arrangiate da Gérard Daguerre per il Théâtre national de l'Opéra-Comique di Parigi. Il risultato di queste esperienze si concretizza oggi in “Chansons sous les doigts”, un omaggio pianistico alla canzone francese del 900. L'idea di realizzare questo disco mi si è palesata nell'aprile 2021 come un vero colpo di fulmine durante l'ascolto casuale di Syracuse di Henri Salvador», prosegue. Rapito dall'eleganza di questa canzone ho cercato subito di riprodurne la grazia sui tasti del mio pianoforte e, incuriosito dall'esperimento, mi sono ripromesso di selezionare una canzone per ciascuno dei 20 giorni seguenti, nella sfida personale di rendere indipendenti dal testo queste Chansons e trasformarle in moderne "romanze senza parole" per piano solo. Scelti secondo il criterio della rarità, i brani proposti risalgono al periodo compreso tra gli anni ‘30/’70. Spero che questa scelta possa tracciare per gli ascoltatori un sentiero che li conduca con garbo alla riscoperta delle versioni originali di queste Chansons”. Oltremodo interessante è fare la conoscenza di una ‘eccellenza italiana’ che sfugge ai più: “Diplomato con il massimo dei voti e la lode in Pianoforte e in Direzione e Composizione corale presso il conservatorio di Napoli, dal 1990 Vincenzo Caruso collabora con il Teatro San Carlo di Napoli per il quale attualmente ricopre il ruolo di Maestro collaboratore al Coro, ruolo che lo porta a interagire come pianista con direttori d’orchestra di fama internazionale quali Riccardo Muti, Zubin Mehta, Fabio Luisi, Juraj Valchua, Nello Santi, Daniele Gatti e molti altri. Si esibisce al pianoforte accompagnando il coro del Teatro San Carlo in numerosi concerti. Nel 2003 viene scelto come pianista per “Irma la douce” con regia di Gerome Savary, coproduzione tra l’Operà comique di Parigi e la Compagnia “Gli ipocriti”, in tournée nei più importanti teatri Italiani. Collabora inoltre come pianista allo spettacolo “Sguardi” con Isa Danieli e regia di Giuseppe Bertolucci, per diverse repliche al teatro Trianon di Napoli. Nel 2009, viene invitato dall’etoile Roberto Bolle per il galà per “Unicef” Bolle & friends all’Arena Flegrea di Napoli, dove accompagna al piano con musiche di F. Chopin la sua esibizione con l’etoile Isabel Ciaravola. Nel 2018 scrive le musiche per lo spettacolo “Ignazio e Maria” con la regia di Carmine Borrino per il Napoli Teatro Festival.”

♥ L’etichetta pugliese Dodicilune prosegue la sua collaborazione anche con il chitarrista toscano Fabrizio Bai. Dopo “Etruscology” (2013) e “Comunque sia…” (2019), a maggio è uscito “Alto mate”, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei migliori store on line da Believe. Il musicista e compositore, qui anche nell’inedita veste di cantautore, affiancato da Andrea Libero Cito al violino e Raffaele Toninelli al contrabbasso, continua a raccontare i suoi incontri di vita e le sue esperienze musicali. Le sette composizioni originali si muovono tra sonorità latine, contaminazioni mediterranee, melodia italiana e jazz moderno. Le immagini dolci e calde del Sud America convivono, dunque, con quelle ruvide e pacate della Toscana, terra d’origine dei tre musicisti. La title track “Alto mate” mescola alcune idee ritmiche della tradizione argentina con la forma choro della musica brasiliana, della quale sfrutta anche il ritmo di Samba-Choro nelle strofe, con uno spunto del ritornello tipicamente mediterraneo. “Tocando Gisela” ha la forma tipica dello standard americano e richiama molto le sonorità della musica manouche francese. La struttura armonica è comunque di ispirazione più moderna e regala al brano un “sapore” inaspettato e trasognante. La milonga “Pellicano Moonlight” è una delle composizioni più vecchie scritte dal chitarrista per questo disco. Si ascoltano infatti alcuni colori tipici del lavoro precedente “Comunque sia…”. Il violino però ispira sia la chitarra che il contrabbasso a trovare soluzioni più “liriche” tipiche delle colonne sonore dei film con un tono drammatico e romantico. “Tra te e me” è un brano scritto nella forma tipica dello choro brasiliano AABACA accompagnato del ritmo di samba. È un omaggio dell’autore ai grandi artisti della musica popolare carioca che lo hanno ispirato in questi anni come Guinga, Pixinguinha, Baden Powell per citarne alcuni. La forma armonica è quella tipica della musica tonale mentre la melodia, in principio pensata per mandolino, è reinterpretata dal violino. “Blue Even no Heaven” è il brano più “jazz” del disco. Sia per la sua forma che per la struttura armonica e melodica. È una composizione modale complessa su un tempo di ballad even eights. Il tema resta comunque molto morbido usando pochi salti di corda per tenere unite le tensioni degli accordi. Lo dimostra anche l’interpretazione del solo del contrabbasso rarefatto e suggestivo per dipingere al meglio la tela di questa struttura armonica. “Walzer senza nome” si sviluppa in strofa e ritornello che si ripetono tra un lungo solo di violino e una improvvisazione “aperta” di chitarra. Nella conclusiva “Nina”, Fabrizio Bai esordisce nella veste di cantautore. La canzone è la parafrasi di un viaggio di “vita” nel quale un padre dà consigli a una figlia, senza volerne interrompere il percorso. Si limita solo a starle vicino nelle sue scelte. Con una melodia tipicamente italiana, la musica è ispirata dal ritmo di Chacarera, giocando con delle poliritmie per richiamare lo swing tradizionale americano. Molte le ‘note’ nel curriculum di Fabrizio Bai (leader del gruppo) inizia a suonare la chitarra a 11 anni. A 18 segue i seminari di Giovanni Unterberger all'Accademia Musicale Lizard. Si laurea alla facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Siena, indirizzo musica e spettacolo. Nel 1996 si iscrive ai corsi di Siena Jazz. Nel 2001 frequenta i seminari estivi di Nuoro Jazz con Tomaso Lama e Bruno Tommaso. Nel 2002 frequenta i corsi di armonia ed arrangiamento con Stefano Zenni e Bruno Tommaso. Insegnante di chitarra presso la scuola comunale di musica di Monteroni d'Arbia, di Sinalunga e all'Accademia d'Arte di Sinalunga. Nel 2006 entra a far parte del gruppo docenti della Peter Pan orchestra della fondazione Siena Jazz insieme a Marcello Faneschi, Ines Garbi, Martina Guideri. E dal 2009 passa alla direzione del progetto. Oltre agli studi, all'insegnamento e alla composizione è sempre stato impegnato anche in un'intensa attività dal vivo con svariate formazioni spaziando tutti i generi musicali, dal rock al jazz, dal blues alla musica popolare. Ha suonato con la G.O.P. diretta dal M° K. Lessman. Nel 2004 assieme ad E. Bocci (voce) e M. Campanini (testi) dà vita alla "Compagnia Musicale le Voci del Vicolo" band che propone materiale originale miscelando sonorità etniche e popolari al jazz e allo swing, proponendo il tutto sotto a una forma che si rifà al teatro-canzone. Fanno inoltre parte dell’ensemble: Raffaele Toninelli, diplomato in contrabbasso all’Istituto da Alta Formazione Musicale Rinaldo Franci di Siena con il M° Andrea Granai, nel corso degli anni frequenta seminari e lezioni. Dal 2007 collabora con l’orchestra sinfonica Orchestra Città di Grosseto. Dal 2009 è contrabbassista del gruppo Musica da ripostiglio, con cui produce ben cinque cd e un audiolibro per bambini. Nel 2010 fonda insieme a Fabrizio Bai ed Emanuele Pellegrini I Latino FER. A teatro ha lavorato in numerosi spettacoli componendo anche le musiche per il monologo teatrale “Una Luce In Una Selva Oscura” interpretato e diretto da Roberto Zibetti e per il cortometraggio “Fog at Sea” diretto da Donato Rossi, finalista al festival Lisbon Films Rendezvous. Andrea Libero Cito, diplomato in violino al Conservatorio di Musica Luigi Cherubini di Firenze, nel corso degli anni, prima di diventare un insegnante di violino e musica d’insieme, ha partecipato a diverse master class, studiando con Andreas Neufeld, primo violino di Berliner Philharmoniker. Si è esibito dal vivo e ha inciso vari cd con Renzo Rubino, Paola Turci, Margherita Vicario, Roberto Kunstler, ha suonato in diversi gruppi orchestrali e da camera e ha collaborato con i compos itori Leonardo Barbadoro ed Eugene. Dal 2020 lavora stabilmente con Fabrizio Bai.

♣ Di più recente, l’uscita in edicola e libreria del nuovo numero di “Musica Jazz” (in copertina) con le ultimissime in musica, il calendario dei concerti, gli avvenimenti più eclatanti, a incominciare dalla novità assoluta di Charles & Camille Mc Pherson, un maestro del sassofono che apre una nuova strada percorsa insieme alla sua famiglia: la figlia Camille, ballerina classica di grande talento, e la moglie Lynn, pianista classica.

(continua)



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