Scie di stelle cadute fluorescenti, e già finite, chi sa poi
Dove. Pareti
D’universo intere dipinte di luce e subito
Lasciate vuote. Lenzuola,
verso il sole,
ad asciugare.
Mentre noi qua giù, distratti
Come i nostri gesti discutevamo di bollette
E conti
Che non tornano mai . il caffè sul fuoco il nostro mondo
Così piccolo.
“Ce l’hai moneta” mi chiedi, ora,
mentre fuori è già buio e la radio
non prende bene, e il led al casello automatico segna
che dobbiamo pagare
per pochi chilometri un euro
e cinquanta centesimi.
Le nostre luci di posizione, altro non sono che lucciole. Smarrite,
certo, e poco accorte
per frantumarsi a quel modo. Lanciate come dei pazzi, lungo la terza corsia.
. . .
Sederi nudi a pisciare, nella corsia d’emergenza. spazi vuoti
Come cieli, e mai nessuno
Che se li compri.
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