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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Io sono un gatto

Narrativa

Natsume Soseki
Neri Pozza

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 05/02/2008

<<Io sono un gatto. Un nome ancora non ce l'ho.>> Così inizia questo libro, pubblicato in Giappone nel 1905, e attraverso gli occhi e le orecchie di questo gatto ci fa vivere per 491 pagine nella casa di un professore di inglese dell'era Meiji. Nel libro non c'è praticamente azione, solo conversazione, attentamente ascoltata dal gatto e riportata fedelmente, a volte anche felinamente commentata, con tratti che possono ricordare - molto alla lontana - L'Ingenuo di Voltaire; molto arguti i confronti che fa il gatto tra felini e umani: sempre questi ultimi fanno la figura degli incivili.
Attraverso la quotidianità fatta di visite di amici al professore, l'umanità appare sotto una luce molto sarcastica con vistosi difetti che molte persone, piene di se stesse e delle loro professioni, portano in se senza rendersene affatto conto, anzi, pensando che sono elementi di superiorità nei confronti del prossimo. Quasi come nel teatro No, i caratteri negativi sono portati all'eccesso e usati per creare una serie di malintesi o di conflitti, abbiamo il ricco che crede di poter tutto in forza dei soldi, la di lui figlia che sebbene mostruosa è oggetto di ammirazione di molti in virtù dei soldi; i poveraci del quartiere che si fanno facilmente corrompere dalla forza economica. In casa del professore si avvicendano però la principali vittime del sarcasmo del gatto (e dell'autore) ovvero sedicenti uomini colti che mascherano la loro insipienza chi con menzogne inverosimili, chi con arroganza o chi crede di essere un genio e per fare la propria tesi di laurea in fisica si ritrova a limare sfere di vetro. il libro sebbene scritto più di un secolo fa e molto lontano dalla nostra società ha una sconcertante attualità: molto dei caratteri dei personaggi è perfettamente riscontrabile nel nostro contesto sociale.
Fa da sfondo, come dicevo, il Giappone al termine dell'era Meiji, era che si prefiggeva di modernizzare il paese e portarlo a livello dell'Europa, e quindi con molte contraddizioni, resta comunque molto interessante ed affascinante la descrizione della vita domestica e di alcuni personaggi un po' in bilico tra la viva tradizione e l'imposizione di modelli europei; per esempio un personaggio veste una marsina di foggia europea ma porta con se un pesante ventaglio di acciaio da samurai.

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