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giotto 8

di Salvatore Solinas
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Pubblicato il 18/06/2015 16:22:34

Miliardi pullulavan punti neri

ricoprendomi il corpo d’escrementi

acidi corrosivi che crateri

scavavano profondi e pustolosi.

Esseri  truci,luridi,feroci                                           

i loro giochi eran violente lotte                                  870

i loro amplessi erano stupri atroci.

Cari venite,cari dentro il cuore

nella stanza dai grigi pavimenti                                 

lucidi e lindi scivolosi piani,

entrate al chiaro gelido splendore

luminescenti esseri di specchio.

Tu minuta leziosissima effigge

di scarlatti rubini incastonata

zaffiri neri misteriosi agli occhi                         

oro e smeraldo la tua carne dura                                880

d’avorio preziosissimo l'intarsio

della tua bocca benevola sempre,                            

siedi nel trono più vicino al sangue.

D’antichissimi culti sacri pali

accostatevi all’alba arborescente

novelle alture preparate al cuore

offerti in voto manti arabescati.

Oh reale corona,possente scettro

d'Alessandro il macedone conquista                                 

deponete l'insegne del successo                                    890

nel favoloso scrigno d'alabastro.

L'ala vergine sfiora bianca aurora                            

di tesori ripiena la mia stanza.

Tra i peli del barbone mille insetti

fanno il nido,s'accovano felici

o infelici ribelli o brandelli

d'esistenze scoppiate,sminuzzate

trafitte dal dolore come spillo

schizzando sangue e verdastre budella.                    

Vindici corvi scagliano aspre grida                                 900

contro le nubi d'inchiostro alla prim'ora.

Dilagante armonia di luce piana                               

a fondersi con specchi d'acqua viva

d'erutili vulcani; nella frana

gemente oscilla scintillante sciame

di vinosi lapilli dissepolti

dallo squarciato ventre dell'abisso.

Alba del mondo ricca di fermenti

così livida e scialba,così impura.            

Tu che prima in un antro concepisti                                910

con terribili grida nella notte

lasciando ai lupi la placenta in pasto,                       

sanguinolento misterioso cibo,

tu generosa fertile regina

accostati all'altare è pronto il rito.

Albeggiano sinistre luci in cielo

è l'ora stabilita al sacrificio.

Vaiolosa germinativa placca

agarcultura odiosa di tremendi                        

microbi virulenti orribilmente                                          920

di croste abominevoli coperta.

Si leva intorno come di preghiera                    

un mesto lungo canto salmodiato

come di folla immensa radunata

nel nero vuoto spazio risonante

di terribili oscure litanie.

Dov'è l'infula candida,gli arredi?

Dove di sangue sete mai saziata

i sacri vasi il ferro ben temprato?                             

Sale nei gradi dell'alto silenzio                                           930

la corale preghiera attende forse

della vittima impura la venuta,                                  

tace: tutto è presente,è pronto                        

già fiammeggia l'ara di pietra antica.                         

Com'è accogliente questo nero lito

materno grembo tiepido di sonno!

Bruno capretto o candido vitello

di fiori coronato procedente

dietro al corteo di vergini non vedo.                        

Tremanti piedi incerti di vegliardo                                      940

logorato dal male e dal dolore

un volere mi spinge più potente                               

della paura sui ripidi gradini.

Vento risuona cavernosi anfratti

liuto leggero increspa nelle note

superfici impalpabili confini

perduti in fondo al suono all'infinito

traboccano crateri d'allegria

e pena ansiosa d'impaziente attesa                           

s'aprono porte cristalline vane                                           950

vertiginosi ponti erti nel vuoto

percorrono ogni dove inesistenti                              

abissi e piani e cieli e silenzi.

Prati di gialle morte margherite

Piegati girasoli oscure cifre

di cancellata memoria turbinano.

 


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