Si allunga il giorno oltra la curva più sottile che può
e io sono colpevole di tutte le mie ombre solo poco meno di ieri
ma la capacità della luce improvvisa di far chiudere gli occhi
ancora mi cattura in pensieri ricorrenti:
per vedere di più devi fare a meno degli occhi
altrimenti il ritmo delle palpebre può prendere il controllo
scandendo il tempo di ogni immagine
in senso di abitudine ad una vertigine
che avverti di più riavendoti da un lungo sonno.
Silenzio, il mio sogno platonico si sveglia alla carne
per quanto possa ingannare la pelle è sempre un limite
lo sanno le tue cosce?
Che per tornare a vivere devo aprirle a morsi
o restare immobile perdere la rima e prendere la mira
a un passo dalla fonte.
Un' altra vita è possibile ma chi la vuole
la cerchi tra gli oggetti smarriti.
Trova ma non ama la mia stessa verità
e incolpa l' algebra per non ferirmi o togliersi la maschera
e soccorrere i feriti.
Non insegnano cappi dolci a scuola nemmeno i maestri più timidi
perchè conviene credere a ciò a cui conviene credere
dopo certi lividi.
Come fosse questa la distanza di sicurezza da cui saperti vivere.
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