Pubblicato il 31/08/2010 12:00:00
Un romanzo storico, composto da due parti, in cui si narra di Biagio, cavaliere crociato di ritorno nella sua terra dopo la disfatta in Terra Santa. Biagio non sa cosa fare della sua vita dopo la fine delle Crociate, egli è un soldato, ma ormai la guerra è finita, vuole crearsi una nuova vita, ma le sue mani sono sporche di sangue, la sua professione è stata usare la spada e teme di non sapere fare altro. Sul suo cammino incontra una fattoria con due donne, madre e figlia, e sarà proprio l’amore verso le due ad indicare il cammino all’uomo. Ripone la spada ed impara ad usare l’aratro e le sue mani per coltivare la terra, falcerà grano, non più vite umane. Però anche nella sua tranquilla vita campestre la spada tornerà utile, per difendere la sua nuova vita e quella delle persone che nella semplicità rurale si sono legate a lui. Tutti i suoi sforzi in patria ed in Palestina verranno premiati, compreso un torto subito da giovane e che fu la causa della sua partenza con i Crociati. Un romanzo semplice, scritto con garbo, che piacerà anche ai più giovani, attratti dalle gesta di un crociato, argomento assai in voga di questi tempi. Nel libro però – per fortuna – non vi è spazio per le numerose leggende che circondano le gesta dei cavalieri, non vi è nemmeno traccia di magie o incantesimi, che spesso popolano romanzi di questo genere. La narrazione è solida e disincantata, parla con semplicità di fatti semplici, resi belli dai bei sentimenti che animano i protagonisti. Nel romanzo vi è spazio per l’azione e per la meditazione, per i sogni infranti e per la speranza. La scrittura è chiara e scorrevole, nitida, percorre le pagine del libro senza sotterfugi o inutili garbugli, rende in modo molto chiaro la storia e intreccia le vite dei personaggi in modo assai familiare riuscendo a rendere il lettore partecipe delle vicende senza annoiarlo con inutili giri o funambolismi. Nelle pagine si nota lo scorrere implacabile della Storia, del suo interferire nelle placide vite della gente lasciando segni anche profondi, ma poi quello che conta sono le storie di ciascuno di noi. Il finale è “aperto” e l’autore promette di mostrarci il protagonista, Biagio, nella veste di Visconte di Rocca Sabina, carica che sarà il premio per l’abnegazione del crociato e l’umiltà dell’uomo.
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