L' ennesimo abbandono:
Quintessenza questo trono è bolscevico!
Di tutt'erba un fascio e a bruciare pochi libri.
Ma mi ascolti da Parigi?
Come t' immagino io non t' immagina nessuno
così bella e forte e ghirlande al collo fiordalisi alle caviglie
venere vergine a dirotto
pioggia calda nella notte
traboccante di barlumi che ebbri si rincorrano i folli
lungo trame dissipanti i calori dell' estate che rincorre le sue brame
a sua volta dissipate.
Fai che l' amore non resti un circolo vizioso
da cui entri ed esci calcolando la sua orbita
che traccia carrugi stretti nello spazio necessario
a due nuvole distrarsi.
Quelle forme che immaginammo condensare il cielo a tratti avvinti
dalla voglia di avverarsi a quattro occhi
nonostante il vento sono attive nei ricordi sdraiati sull' erba del prato
a consolare un primo verde nell' atto di estinguersi.
Ho fatto in modo che nessuna potesse reggere il tuo confronto
per avere un' anatema sulla testa e un ' altelena in mezzo al petto
concedermi a una rissa ogni tanto e brevettare nuove forme di tortura.
Non adesso sai è presto fino a quando non torno padrone del mio corpo
non posso dire di chi sono in grado d' innamorarmi.
E tu mi puoi capire ma l' unica cosa che fai è piegare la pagina
e riservarti il gusto per l' ellissi
la prossima volta che leggerai il mio libro nel tuo letto circolare
cane e gatto agli spigoli bruceremo le mie mani
dopo il contatto stabilito per giacenza nella fase io ti aspetto
affilando i denti alla mia fantasia
rituali primogeniti da sacrificare sull' altare della tua assenza
Quintessanza ci sei o ci fai?
Non m' importa io t' invento e così sia
poco conta che tu esista anche fuori dai miei occhi.
Tutto il resto è paranoia in ciclicità, uguaglianza di giorni senza stile.
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