Miliardi pullulavan punti neri
ricoprendomi il corpo d’escrementi
acidi corrosivi che crateri
scavavano profondi e pustolosi.
Esseri truci, luridi, feroci
i loro giochi eran violente lotte 870
i loro amplessi erano stupri atroci.
Cari venite, cari dentro il cuore
nella stanza dai grigi pavimenti
lucidi e lindi scivolosi piani,
entrate al chiaro gelido splendore
luminescenti esseri di specchio.
Tu minuta leziosissima effigie
di scarlatti rubini incastonata
zaffiri neri misteriosi agli occhi
oro e smeraldo la tua carne dura 880
d’avorio preziosissimo l'intarsio
della tua bocca benevola sempre,
siedi nel trono più vicino al sangue.
D’antichissimi culti sacri pali
accostatevi all’alba arborescente
novelle alture preparate al cuore
offerti in voto manti arabescati.
Oh reale corona, possente scettro
d'Alessandro il macedone conquista
deponete le insegne del successo 890
nel favoloso scrigno d'alabastro.
L'ala vergine sfiora bianca aurora
di tesori ripiena la mia stanza.
Tra i peli del barbone mille insetti
fanno il nido, s'accoppiano felici
o infelici ribelli o brandelli
d'esistenze scoppiate, sminuzzate
trafitte dal dolore come spillo
schizzando sangue e verdastre budella.
Vindici corvi scagliano aspre grida 900
contro le nubi d'inchiostro alla prim'ora.
Dilagante armonia di luce piana
a fondersi con specchi d'acqua viva
di erutili vulcani; nella frana
gemente oscilla scintillante sciame
di vinosi lapilli dissepolti
dallo squarciato ventre dell'abisso.
Alba del mondo ricca di fermenti
così livida e scialba, così impura.
Tu che prima in un antro concepisti 910
con terribili grida nella notte
lasciando ai lupi la placenta in pasto,
sanguinolento misterioso cibo,
tu generosa fertile regina
accostati all'altare è pronto il rito.
Albeggiano sinistre luci in cielo
è l'ora stabilita al sacrificio.
Vaiolosa germinativa placca
agar cultura odiosa di tremendi
microbi virulenti orribilmente 920
di croste abominevoli coperta.
Si leva intorno come di preghiera
un mesto lungo canto salmodiato
come di folla immensa radunata
nel nero vuoto spazio risonante
di terribili oscure litanie.
Dov'è l'infula candida, gli arredi?
Dove di sangue sete mai saziata
i sacri vasi il ferro ben temprato?
Sale nei gradi dell'alto silenzio 930
la corale preghiera attende forse
della vittima impura la venuta,
tace: tutto è presente, è pronto
già fiammeggia l'ara di pietra antica.
Com'è accogliente questo nero lito
materno grembo tiepido di sonno!
Bruno capretto o candido vitello
di fiori coronato procedente
dietro al corteo di vergini non vedo.
Tremanti piedi incerti di vegliardo 940
logorato dal male e dal dolore
un volere mi spinge più potente
della paura sui ripidi gradini.
Vento risuona cavernosi anfratti
liuto leggero increspa nelle note
superfici impalpabili confini
perduti in fondo al suono all'infinito
traboccano crateri d'allegria
e pena ansiosa d'impaziente attesa
s'aprono porte cristalline vane 950
vertiginosi ponti erti nel vuoto
percorrono ogni dove inesistenti
abissi e piani e cieli e silenzi.
Prati di gialle morte margherite
Piegati girasoli oscure cifre
di cancellata memoria turbinano.
Candido astro di trasparenti veli
Altissimo pensiero trascorrente
Rapito in cielo misterioso e terso
La tua luce rischiari la mia notte 960
Ardendo per un attimo soltanto.
Andavo per antiche strade e piazze
lastricate di pietra dura e liscia
dal piede di molti secoli lisa
m'osservavano bianche cattedrali
dall'occhio nero spento dei rosoni.
Il ponte dei gioielli era deserto
sulla verde corrente, voluttuoso
implacabile un vento mi spingeva
sull'erta buia tra alte mura muschiose. 970
In fondo era la porta, il suo splendore.
Come di luna gelido candore
sparso per piani, d'aridi fotoni
mi sferza il corpo pioggia iridescente
sempre più fitta, sempre più violenta
sabbia abrasiva sopra la mia carne
bianca fiumana al sasso levigato.
Come neonato dalle dolci carni
tenere e lisce mi portava in mano
un misterioso turbine materno 980
fresca luce effondendo come acqua
da polla inesauribile sorgiva.
Atomi attorno danzavano ovunque
con moti circolari definendo
fini corrispondenze melodie
dolcissime e segrete vorticando
nel vuoto luminoso etereo spazio.
Alla festa m'univo con vibranti
applausi e gioiose risa e canti e suoni,
una folle allegria mi possedeva 990
trascinandomi ebbro prigioniero
al suo carro dorato incatenato.
Sfrecciavo in linea retta sempre più
dopo curvando e rallentando il moto.
Sentivo con piacevole dolore
la mia fisicità piano formarsi
diamantina indurirsi definirsi
nello spazio ricurvo risucchiato.
Innumeri nel lattescente albore
fiorivano corpi celesti stelle 1000
come ferite luminose fonti
genitrici di spasmi di dolore.
Cadevo in lente spire, finalmente
posso dire "cadevo verso il basso"
e mi s'avviluppava il nero cielo
sbiadendo a lato in un terso chiarore.
Un purissimo globo rilucente
emerso dalle tenebre più grande
ognora si faceva in sé ruotando
ed attraendomi nel suo lento moto. 1010
Attorno a quel purissimo diamante
felice mi curvavo richiamato
da un oblioso sereno dolce canto.
All'acqua del ruscello si bagnava
le lunghissime braccia ed i capelli
sugl'omeri cadenti mollemente.
Il cicaleccio delle ancelle attorno
le faceva corona, si specchiava
l'azzurro dei suoi occhi nella fonte
dolcemente pensosi. La vertigine 1020
d'insondabile abisso la rapiva
in un cielo di sogni adolescenti.
Dietro la sottile trina dell'erba
l'osservavo bellissima di luce
e neve soffice tutta intessuta
mentre un dolce sonno mi cadeva
sulle membra sfinite e la tempesta
del mio atroce destino si placava
in un tacito pianto senza lacrime.
Del mondo vacillò la sfera cava 1030
una foschia diffusa dilatava
lo spazio luminoso all'infinito.
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