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paisaje

di Ariel Mendieta
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Pubblicato il 12/03/2009 00:31:46

¡necesitaré que mi mano se abra la mente!
¡necesitaré que le silencio esconda sus labios!

¡volveré desde las rías! ¡abandonaré el fiordo de mi alma!

aunque me afeiten los huesos con un cristal de hierro, creeré que mi espíritu es un enjambre sagrado. creeré en el templo de mi cuerpo y en el meandro robusto de tu mano escapando.

yo toco, en pleno poseso de mis facultades, la niebla espesa de cada mañana; el cotidiano martillo que araña los párpados de todos los hombres, mas digo a mi nave y a tu barca emblemática: el dios que erigimos huirá en la espesura, dejando desierto el altar mestizo esculpido en leño. ¡multiplica los verbos! y verás, en la noche abierta, que el vagabundo que temían los tibios anidará en tu cama, tomará tu mano y dirá, con la voz de la calma: ¡multiplica los verbos!

riega mi huerto y los siete cuartos
pinta mi rostro de eterna caricia
cubre
con pelaje pardo de oso
tu cuerpo y el mío, deja
que bañe la luna
mi cabeza desnuda.

cerca, muy cerca, detrás de los árboles, hay un gólgota enclavado que llama a mis vientos; algo como un respirar de gamos: una flor enardecida. entonces, yo me alzo del lecho de este río y dejo que el agua me lave los tobillos crudos. observo a los lados; afanoso en búsqueda un rostro cercano. y miro el bosque, encantado de antaño, cubrir con un manto el dolor tornasol de mil madres cansadas. así imprime esta jornada, en mis riñones, su caricia elemental de sabia.

hay un espejo que todo lo divide.
no preguntes.

quítate las sombras que amas en vano y quita las mías que labran el daño ¡esta guerra no es nuestra! después del derrumbe forzado, un infinito cielo aparecerá en toda su vastedad majestuosa. ¡así te veré desde este paisaje!

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