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La crisi della Chiesa va di pari passo con la cris

Argomento: Sociologia

di Ninnj Di Stefano Busą
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Pubblicato il 28/08/2013 11:06:24

 

 

A CHE PUNTO STA LA SVOLTA DELLA CHIESA CATTOLICA SUL PIANO ECUMENICO E STORICO

 

                                             di Ninnj Di Stefano Busà

 

La situazione della Chiesa cristiana sul piano liturgico, ecumenico è cambiata con l’avvento degli ultimi due Pontefici, ma il suo messaggio ancora oggi resta ancorato alla profonda crisi di fede che sembra attraversare in lungo e in largo tutto l’Occidente.

Cinquant’anni fa si apriva il Concilio Vaticano II, che avrebbe dovuto imprimere una svolta nel panorama della civiltà ecumenica.

Lo storico inglese N. Ferguson nel suo volume dal titolo Occidente: Ascesa e crisi di una civiltà (Mondadori, Mi, 2012) si pone l’interrogativo sul come una civiltà avanzata come la nostra sia riuscita a produrre un capitale enorme in fatto di ricchezza economica, politica, tecnologica, socioculturale, che abbia potuto contaminare con il vento della libertà e l’arbitrio del mercato azionario la forza produttiva del lavoro e dell’utile anche nel resto del mondo, cambiandone forse per sempre il profilo fisiognomico e strutturale.

La risposta sta nelle mosse o per meglio dire negli strumenti di cui l’Occidente si è fatto strada.

Esso lungo il corso della storia si è saputo organizzare per altre direzioni prospettiche allo sviluppo della società industriale tecnicamente più avanzata, per afferrare e competere in strategie monetarie e speculazioni finanziarie e intervenire nelle trasformazioni etico/socio/culturali del secolo che sempre più si sono allontanate dalla morale e dalla liturgia chiesistica.

Un reale sviluppo ha caratterizzato e improntato il cambiamento epocale andandosi a scontare con la tradizione e il culto ecumenico sul piano liturgico. Impressionante e rapido è stato il cambiamento di rotta: la realtà si è andata sempre più orientando sui parametri dell’utilitarismo materialistico tralasciando altri valori insieme al culto della bellezza e della verità.

Oggi da più parti si leva un interrogativo sulle nuove problematiche che attendono l’umanità e la storia. Sapremo uscire dall’empasse? ritrovare valori e significati? L’accelerazione è stata repentina. In un trentennio o poco più si è passati dalla devastazione dell’ultima guerra al clima sfrenato e ineludibile del <tutto è concesso> senza remore, senza reticenze, un libertarismo sfrenato e senza regole si è insediato nelle coscienze facendo proprio il diritto di felicità, di utile, di pienezza, “illimiti” di una classe sociale che aveva assistito alla caduta delle speranza in un clima d’impoverimento delle risorse mondiali.

Oggi a cinquant’anni dal Concilio (11 ottobre,1962) le prospettive del mondo vivono una crisi profonda e ineludibile per la storia e per gli uomini i quali  subiscono le conseguenze di un disastro finanziario senza precedenti.

Il mondo è pervaso di ansie e di paure, il mutamento percorre strade inquietanti di guerre, fame e tribolazioni, il medioriente è un focolaio di sangue, le primavere arabe ne hanno versato molto.

Il postmoderno assume il volto tumefatto di un malfunzionamento epocale che sintetizza solo un pragmatismo e una tecnocrazia aberranti, poichè viene a scontrarsi con una totale sfiducia nel mondo e nelle parole e negli atti della Chiesa. La società disincantata non risponde più con la fede in Dio, ma con la perdita sempre più ampia di consensi verso la parola di Dio, nel rifiuto della condivisione dei suoi valori ecumenici e nella comunione degli insegnamenti liturgici. Lo scontro è tra civiltà, soprattutto oggi che la postmodernità viaggia sull’etere con messaggi di guerra e minacce nucleari. La paralisi è alle porte in ogni momento. La crisi antropologica va di pari passo con la crisi evangelica, si ripudiano i dogmi della verità liturgica per abbracciare fantomatiche insidie e la totale sfiducia nella Chiesa di Dio ne è un esempio.

Manca la volontà della fede, la teologia delle capacità di rapportarvisi, manca la vita volta al cristianesimo come stimolo verso l’offuscamento delle possibili cause di morte spirituale. Vi è in atto un ateismo teocratico che è stato per tanto tempo la base distintiva del Concilio Vaticano II in fatto di secolarizzazione. Il Dio biblico è andato scomparendo per dar vita ad una eredità di declino irreversibile che le lacerazioni in atto non potranno che aumentare.  


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