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“Del vento il respiro”

di Maria Antonietta Filippini
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Pubblicato il 21/01/2016 12:58:55

“Del vento il respiro”

 

E’ già ieri

Come di legna ceppi al sole stesi

si scaldano i pensieri, ruminano, muggiscono,

rari grugniti emettono. Sull’arida roccia

invisibile avvoltoio fischia il ricordo,

in picchiata scende, serpente silente

l’anima, rana nel pantano, afferra, graffia

in lacerati brandelli riduce.

Stria, spirale fosforescente, rotolando s’inoltra

risata d’aria. S’increspa l’orizzonte,

il sogno nasce, piove rosa, muore.

E’ già ieri.

 

Ingannevoli echi

 

Perlata salsedine l’onda tramesta,

nel silenzio azzurrato cala, cresce

frusciante si culla sui relitti

di lontane memorie, ogni giorno

nuovo racconto ne offre, briciole

di futuro  abbandona su perduta scia.

Sanguinanti fiamme accendono il tramonto

tra coriandoli d’antichi amori sparsi.

La finestra del cielo spalancata

ricurva, depressa cosparge la rete

d’argentea saliva, il respiro

non basta a scaldare il nero

di una notte che l’assenza non sa mascherare.

Si spiegazza la luna, crosta

bucata si mostra con indifferenza.

Polverosi silenzi in fuga nel pantano

del nulla precipitano,

a morire nel fangoso fondale s’adagiano

attirati da ingannevoli echi di sirene.

 

Della morte il senso

 

Il sogno con cupa tempesta strazia,

vela senza rotta inutile viaggio consuma.

Nel silenzio profondo rumoreggia la delusione,

in specchio incolore evapora.

Senza tempo mi raccolgo nell’ala del gabbiano,

ti stringo tra le dita ma, sabbia, scorri

guardingo, in un batter di ciglia

svanisci chissà dove.

Promesse perdute, memorie inattese

i capelli carezzano, all’orecchio sussurrano,

crudeli inghiottono nel grembo immenso

d’aria i fragili castelli.

Farsa tragica rabbia mostra schiumando,

mesta inquietudine rovista in vuoti angoli

di luce anemica pallidi,

sul margine dell’anima sparsi.

Satiro triste nuova ninfa rincorre,

su di lei s’accanisce con violenza inaudita.

Lamento oscura s’allenta, scema, risale,

nel nulla impressa rimane l’ombra

d’un pensiero in fuga ché ormai

non è più lì, piuma azzurra strappata.

Del futuro il fantasma trascina,

le scavate rughe mostrando, indietro

riporta la riflessione, i palpiti della vita schiaccia

esaltando della morte il senso.

 


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