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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore č soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Papā Gugol di Paolo Di Paolo

di Patrizia Pallotta
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Pubblicato il 06/07/2017 13:16:30

Papà Gugol

di Paolo Di Paolo

 

 

 

 

Anche in questo libro lo scrittore Paolo Di Paolo ha saputo coniugare il magico, il fantastico e la realtà.

Questi tre elementi giocano fra loro, rincorrendosi fra le pagine, invogliando

il lettore a immedesimarsi nei personaggi, nonni e bambini che siano.

In apparenza è un testo dedicato esclusivamente ai fanciulli ,ma in realtà i

suoi contenuti metaforici abbracciano ogni età.

Nonostante il titolo tecnologico, Il Signor Gugol è quello che meno fa sentire

la sua voce, è solo uno spunto per trarre deduzioni sul mondo odierno, para-

gonato ad un lontano passato, prima che la tecnologia entrasse nella nostra vita.

Chi scegliere se non le figure dei nonni, eterni emblemi della parola “antico?”.

Quindi il Signor Gugol da protagonista, viene emarginato un po’ quando nella

vita di Carl, ( la vocale O si è persa, o  forse fa tendenza, o si può trovare

in qualche vecchia lattina di coca-cola) in numerose difficoltà; il ragazzo vorrebbe

fare amicizia , tenerissima peraltro, con Emilia, la nuova vicina di casa, ma teme

di darle l’usuale benvenuto in quel disastro, dove la musica non è stereofonica

e dove tutto odora di obsoleto.

Il Signor Gugol, è invece il padrone nella casa di Emilia e sa dare soluzioni varie

alle domande poste. Ma è davvero così che funziona?. Spesso si inceppa, richiede

tempo per sistemarlo, divora hacker e distrugge ogni lavoro, se non salvato su

piccole penne dalle forme stranissime.

Forse le soluzioni si ottengono con la pulizia dei sentimenti e della semplicità.

Carl, scrive sul suo quaderno ( bellissima la grafia), una serie di vantaggi che

potrebbero essere tratti da una lista, stilata da lui con grande volontà di

intenti, opzioni diverse per coniugare i due mondi.

In  Via Spensierati, nella casa dei nonni dove tutto vola sotto metafora, esiste un disordine  universale, un negozio di robivecchi divertente, se cerchi qualcosa, di certo ne trovi un’altra.

Lampadine, cacciaviti, stucchi, cornici ed altro hanno trovato la loro dimora ideale da Carl e si riprendono la dignità tolta loro dalla tecnica avanzata.

I disegni sono bellissimi, rappresentano un cuore fanciullo, non credo siano

volutamente infantili, bensì sgorgano dalla facilità di una “penna bambina”,

e da una parte dell’enciclopedia “del cuore”.

Altro tema : la scelta del “modus vivendi” . Alcuni  avvertirebbero, disagio nella

nella casa di Carl, mentre trarrebbero  benefici solo in casa di Emilia Questo particolare riporta,  ritengo, molte persone a riflettere e guardarsi intorno sia nell’appartamento che occupa, che nel lavoro. Le cianfrusaglie affastellate qua e là portano anche tanta allegria e tanti ricordi, ma l’odierno non ti permette di vivere di ricordi, il tempo ti sospinge verso la tecnologia, specialista nella fretta di concludere, non certo quella di cercare una spina o un altro oggetto fra mille cose arrugginite e desuete.

Il consiglio saggio e finale dell’autore che si legge in quarta di copertina , è la

sollecitazione a non chiedere sempre a Gugol che sa tutto, ma a stimolare il

nostro cervello a risolvere qualche enigma.

La piccola Emilia, è felicissima di stare nella casa di Carl e con i suoi nonni, che

rappresentano una generazione passata, ma forse vissuta con più modestia e

con la bellezza che solo le cose semplici e genuine ti sanno regalare.

Grazie all’autore, ogni tanto rileggerò questo libro per entrare nel mondo disordinato che tanto amo e mi riporta al piccolo sgabuzzino dove avevo un armadio che raccoglieva anche ritagli di giornali su articoli interessanti e tanti piccoli oggetti dai quali non avrei mai voluto separarmi. Era il mio mondo segreto, dove un vecchio

baule sistemato in fondo raccoglieva i miei momenti; era il mio “pensatoio”, o quando volevo essere cercata, mentre al lume di una lampadina scrostata leggevo

 tanti autori, con estremo interesse e passione, autori che non portavano ancora il nome di Paolo Di Paolo.

 

Patrizia Pallotta

 

 

 

 


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