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Intervista a Maria Teresa Liuzzo

Argomento: Letteratura

di Raffaele Piazza
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Pubblicato il 30/06/2025 21:30:07

INTERVISTA A MARIA TERESA LIUZZO

RILASCIATA AL GIORNALISTA JAKHONGIR NOMOZOV (UZBEKISTAN)

 

 

D.1 COME VALUTA LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE NELLA LETTERATURA E NELL’ARTE?

R.  La libertà di espressione che dovrebbe rappresentare l’umanità indivisibile si sbriciola come neve lasciando ovunque l’ombra delle pecore. Stendiamo un velo pietoso per i giovani: capacità critica o inesistente, dai riflessi spesso marci e disumani. Come sottolinea il sociologo Franco Ferrarotti, scomparso di recente “Un popolo di frenetici, informatissimi idioti. La scuola e la società hanno perso ogni autorità e non esiste più lo spirito solidaristico”. La cultura è condivisione e sostegno e non la corsa al trono. L’unità poetica non esclude gli “ultimi” laddove la poesia è sentimento, coraggio, giustizia. È il corpo e il cuore della bellezza e come tale deve essere adorato e non smembrato. Sia una corolla di popoli che disseti la fame di conoscenza e vessillo d’orgoglio. Ma nulla è come appare. È doloroso ammettere che troppi individui sono lontani dallo spirito artistico, trasformati in bestie feroci contro la natura e il sacro della vita, ciechi, ottusi e sordi alle meraviglie della Luce. Nel fulcro della bilancia i mercanti di morte, il dio denaro, lo sfruttamento, il dominio. Si moltiplicano le morti violente delle anime ambulanti, i fantocci che ignorano il cielo e le stagioni con le stelle, il profumo dei fiori, e dell’erba, le belve feroci dalla buia coscienza, stupidi, ipocriti, infernali. La strategia è ciò che va oltre il visibile dove l’arroganza sostituisce l’umiltà e inizia quel lato oscuro che nessuno vorrebbe vedere e rifiuta di gestire la sconfitta in quanto privo di conoscenza, umanità, spiritualità, senso di giustizia e dell’onore. Saranno condannati a non vedere mai lo stupore della vittoria. E tutto questo appartiene e nasce dall’invidia che partorisce vendetta ed è l’unico scudo che si addice agli incapaci.

 

D.2 IN CHE MODO LE SUE VISIONI FILOSOFICHE INFLUENZANO LE SUE OPERE? COME VEDE IL LEGAME TRA FILOSOFIA E LETTERATURA?

R.  Il vero messaggio di verità e coerenza e dove la chiarezza viene a mancare si tradiscono gli elementi più sacri della vera scrittura. Si fa strada la manipolazione abnorme creando dolorose fratture nel corpo sociale, intellettuale, e umano della Storia. Credo che ogni opera sia influenzata dalla propria coscienza, è una condizione pensante, un’incessante autopsia ai propri penseri, che recepisce secondo la propria sensibilità e la propria conoscenza. Il filosofo è uno scienziato della parola, ama riflettere, ragionare, e da vero studioso approfondisce i temi trattati, discussi nel corso delle proprie esperienze. Lo scrittore sogna, immagina, altre volte scopiazza, ricuce, ricava molto dalla cronaca esibendosi con frasi sterili, magari scritte in un sottofondo di nervosismo e scatto d’ira. Spesso non troviamo legami umani, ma soltanto interessi.

 

D.3 COME INDIVIDUARE LA DIFFERENZA TRA SCRITTORE E FILOSOFO? COME AFFRONTA LA COMBINAZIONE DI QUESTI DUE AMBITI?

R.  Come già detto il filosofo è uno studioso che conosce le scudisciate della vita e della storia, molto vicino al sociologo. Oggi poeti e scrittori nascono come funghi, mancano gli strumenti per esercitare il pensiero critico. Si coltiva l’ignoranza per acquisire consensi, invece di essere rivoluzionari della parola, concreti nella fede, nella vita, liberi da ogni cosa e dal suo contrario.

 

D.4 COME VALUTA LE RELAZIONI LETTERARIE A LIVELLO INTERNAZIONALE? IN CHE MODO LA COMBINAZIONE LETTERARIA TRA L’ITALIA E ALTRI PAESI HA INFLUENZATO LA SUA PRODUZIONE ARTISTICA?

R.  Chi possiede una miniera di preziosi realizza ogni tipo di bellezza iniziando a impegnare i materiali grezzi. Lavora su se stesso e lotta contro la guerra, le leggi liberticide, la gelida tristezza indifferente, la melma del materialismo più dogmatico. Ci appare persino l’ombra di ARIMANE che blocca Lucifero, - i due estremi del nostro doppio, dove le fondamenta etiche di una società sono irriconoscibili e decadenti.

 

D.5 COSA PENSA DELLE RELAZIONI LETTERARIE E DELL’ATTIVITA’ NEL SETTORE? CHE OPPORTUNITA’ CREANO?

R.  Le opportunità che si vengono a creare sono assai rare: oggi esiste soltanto il tornaconto accompagnato a concorrenza sleale e rivalità. Ho sempre camminato da sola, mai avuto bisogno di stampelle. Scrivo (forse da quando ero in fasce, quando non ero ancora in grado di pronunciare l’alfabeto) e pubblico da 54 anni. Non partecipo a inutili gare, non mi interessano le apparizioni ridicole, non amo mercanteggiare il tessuto vivente e sacro della mia scrittura (sia essa poesia o romanzo). La poesia è voce che grida, fa “scandalo”, smuove la coscienza, è in definitiva un messaggio di fede, di verità e di speranza.

 

D.6 IN CHE MODO I PREMI LETTERARI INFLUENZANO GLI SCRITTORI? COSA PENSA DEL PROCEDIMENTO DI RICONOSCIMENTO E PREMIAZIONE?

R.  Per poter sopravvivere bisogna essere saggi, plasmare la sapienza dell’ignoto laddove la coscienza continua ad essere assente. Nella mia carriera letteraria ho ricevuto moltissimi premi e riconoscimenti, ho accettato soltanto quelli importanti, come i PREMI ALLA CULTURA dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, diverse Lauree H.C. ottenute all’estero e ho rinunciato a ritirare persino premi consistenti in denaro. Credo che chi è non abbia bisogno di apparire. Sarebbe merce in saldo.

 

D.7 COME SONO CAMBIATI GLI OBIETTIVI PRINCIPALI DEGLI SCRITTORI OGGI? COME POTREBBE CAMBIARE IL PUBBLICO DEI LETTORI’?

R.  I premi che piovono come foglie d’autunno mi sono indifferenti, non sono quelli che determinano l’attività di uno scrittore o il suo prestigio, così vale anche per il poeta ma sono le Opere a testimoniarne il valore. Purtroppo molti individui, pur riconoscendo la loro mediocrità, pur vivendo nella pescheria del giullare e ipnotizzati da quell’oblio, non sopportano chi è libero da cordami e può vivere serenamente in un mondo libero e civile, a differenza di coloro che continuano a stare abbottonati nella loro ignoranza e nel loro limbo menzognero.

 

D.8 COME VALUTA L’EQUILIBRIO TRA L’ECLETTISMO E LE TECNICHE TRADIZIONALI NELLA LETTERATURA CONTEMPORANEA?

R.  In tutte le cose bisogna saper guardare lo scopo della riuscita di un “disegno” ambizioso, seducente, accomodante o deleterio. Spesso si cerca di armonizzare elaborazioni teoriche o artistiche senza un preciso criterio e provenienti da dottrine diverse, un bel bouquet di idee che si mescolano fondendo il tradizionale al moderno, trasformandolo in “biada” per tutti. Oggi i grandi scrittori e i critici letterati sono molto rari, mentre i semi di quelli improvvisati si moltiplicano come il miglio, offendendo la regalità della parola. Secondo le mie esperienze avute con grandi letterati italiani e stranieri, umili e devoti allo studio- sino alla morte, sono certa che soltanto gli Autori classici rimarranno nella Storia, il resto dei tanti sfrenati “concorrenti allo sbaraglio”, scribacchini e novelli Dante- saranno soltanto scorie, pula al vento, spazzatura di un lontano ricordo. Per questa gente, ricca solo d’illusioni, “ancor prima che si faccia giorno scenderà la sera, innanzi a loro”. Non rimarrà traccia, è il premio che meritano i furbi che utilizzano le scorciatoie, che si nutrono del “sangue” degli altri, le cosiddette sanguisughe moderne o “squali” e vorrebbero ancora oggi costruire metropoli sull’acqua.

 

D.9 COME SONO CAMBIATI GLI OBIETTIVI PRINCIPALI DEGLI SCRITTORI OGGI? COME POTREBBE CAMBIARE IL PUBBLICO DEI LETTORI OGGI?

R.  Scarseggia la qualità. Siamo costretti a vivere e lottare in un clima di odio, di rivalsa, muoverci su un terreno minato. Sociologicamente molti soggetti (border line) esprimono la loro rabbia verso chi in modo libero e democratico si espone in modo diverso da loro.

 

D.10 COME INFLUENZANO LA SOCIETA’ LE OPERE DEGLI SCRITTORI E DEI POETI OLTRE LA LETTERATURA STESSA?

R.  Abbiate pazienza che anche i giorni più lunghi sono destinati a finire. “Non dimenticate che i momenti creativi sono arrestabili, costruite giardini e non alzate muri. Non permettiamo che si trasformi in realtà la profezia che descrisse Hermann Hesse ne: “L’ultima estate di Klingsor”. Siamo nella decadenza. Colui che crede nelle proprie capacità sa che: “Il vero valore di un essere umano si determina esaminando in quale misura e in che senso egli è giunto a liberarsi dell’io” (Albert Einstein), mente Immanuel Kant individua la radice del male nell’eccesso dell’amore per sé, di cui diceva che: “adottato come principio di tutte le nostre massime, può diventare la fonte di ogni male”, o come “Legno storto”, per non prolungarci oltre. Chi ha l’animo sereno sopravvive a qualunque critica e alla montagna delle falsità laddove la verità è scomoda, ma l’importante è essere liberi non condizionate dal contingente, dal potere di turno, dalle ambiguità e dalle opportunità. La trascendenza non sta nella potenza, nella schiavitù del potere, ma nel promuovere ciò che unisce il bene e la giustizia, la pace tra i popoli. (Non dimentichiamoci che siamo nell’età dello spirito). La lucida maturità è non lasciarsi condizionare da coinvolgimenti, da provocazioni, e invidia. Bisogna recidere il cordone ombelicale da gente allucinate e allucinogena dall’effetto tumorale. È difficile se non impossibile per certi individui liberarsi dall’ego patologico che come ci ha insegnato Platone è il padre di tutti i vizi. Al di là della porta ci sarà sempre un sorriso ad aspettarci e la nuova conoscenza sotto forma di amore, quell’amore che si fa parola attraverso un itinerario che interroga le dinamiche spirituali ed esistenziali dell’essere umano. L’amore, quindi, come sigillo ontologico. Bisogna rendersi conti che gli zeri hanno bisogno di accompagnarsi ad altri numeri, come compagni di sventura, con l’illusione di acquistare valore. Vivono nel buio delle loro illusioni, non riescono a distinguere la realtà dalla fantasia, la loro megalomania è fuori controllo, sono abbonati alla bugia che mercificano, con la stola della santità, forse perché la loro uscita stessa è un inganno. Sono avidi, non accettano verità, la luce distrugge la loro ombra, e i pipistrelli, come le blatte sono abituati a vivere al buio, la luce li ferisce perché non gli appartiene. - Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce” (Platone).


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