Tutto è già stato provato
e nulla sarà come prima
se non in un sogno, una cima
verde, un dopo senza fiato.
Mi arrivò questa cartolina
che non sapevo leggere la storia
e non conoscevo parole a memoria
ci pensò mio padre a dirmi una mattina
che potevo sparare col fucile
prima d’imparare a essere ostile.
E che dire di quell’altra lettera
che poco dopo papà tiro fuori
in un mattino di bufera?
C’era scritto nero su bianco e a colori
che c’era da darsi una mossa
l’assegno di pensione era in cassa
sarebbe bastata la carta d’identità
per ritirarlo col timbro dell’autorità.
Scattò una foto che sembravo
già vecchio, ma la ritoccò da bravo
artigiano, per essere sicuro
che con barba e baffi da duro
diventassi già allora lo stesso
di come sono adesso.
Fu un salto temporale, solo
il primo di una lunga serie, a dire il vero.
Perché a intervalli irregolari davvero
giunsero biglietti e foto al tritolo
un bambino con la testa rasata
a una comunione e un’altra d’annata
con due che gli somigliavano un poco
e che sorridevano a fuoco.
Biglietti d’auguri e ritagli di giornale
un matrimonio, poi un altro a caso
lauree e funerali, non si capiva a naso
chi era chi e chi era cosa o quale
era tutto un impazzimento
una vita concentrata in uno smarrimento
senza chiavi, luci o emozioni
solo un cumulo d’informazioni.
Ora che ho tutto raccolto in un cestino
rimesso in ordine il tempo e fatto l’inventario
ho capito che era già tutto chiaro e albino
scritto e firmato da un fato arbitrario.
Solo che non sapevo che il mattino
fosse uguale al tramonto
e che pur scambiando le carte
nulla sarebbe stato diverso nel conto
di questo stato dell’arte.
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