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Alla fermata dell’anima

Racconti

Alessandra Ponticelli Conti (Biografia)
Ibiskos Editrice Risolo

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 11/02/2011 12:00:00

Che cosa accade in genere ad una fermata, mettiamo, d’autobus? Si sale, o si scende, o si cambia mezzo, si è arrivati, o si è in mezzo ad un percorso. Questo è quanto accade alle anime raffigurate in questa raccolta di racconti: talvolta è l’anima ad andarsene, come accade negli ultimi istanti di una esistenza, oppure è di nuovo l’anima ad incitare un cambiamento di percorso, a dettare un nuovo percorso ad una vita. Di nuovo, è sempre l’anima, cui non si può mentire, né disobbedire, a muovere per noi i nostri passi. I quattordici racconti di questa raccolta sono come lenti d’ingrandimento poste su di un’esistenza, nel momento in cui avviene una svolta, in cui la vita giunge ad una di quelle fatidiche “fermate” per prendere un nuovo corso, una nuova consapevolezza, o per terminare il viaggio nelle umane spoglie, per proseguire la strada in quelle lande cui il cuore tanto ha anelato durante la vita, per essere ricompensato delle privazioni e della mancanza di un semplice “ti voglio bene”.

I racconti sono al contempo minimali e dall’ampio respiro, in poche battute, con lo sguardo su di un semplice personaggio, riescono a dare corpo e voce a milioni di persone, a moltitudini di situazioni, spiriti evocati alla mente del lettore dalla suadente voce narrativa dell’autrice. La scrittura è precisa e garbata, talvolta indulge sui dettagli, il primo racconto, pur nella bellezza della costruzione, sembra però compiacersi un po’ troppo nel dare ad ogni oggetto il suo preciso nome, dando la sensazione di tamburellare, spezzettando il ritmo, mentre il racconto procede. Tuttavia la bellezza - e la levità - con cui è narrato questo primo brano sprona senz’altro il lettore a continuare nella lettura, perseveranza premiata nello scorrere degli altri racconti, scevri del piccolo name-dropping di cui sopra, e dotati di una forza e di una “densità” davvero notevoli. Il libro è, oserei dire, ammaliante, scritto con maestria dall’autrice, che dimostra, oltre ad una sensibilità rara ed una notevole verve creatrice, anche una raffinata cultura e una conoscenza seria del mondo letterario. Questo “Alla fermata dell’anima” è un libro davvero bello, preciso, sotto tutti i punti di vista, preciso nelle dimensioni e nella forma, la lunghezza dei racconti è praticamente perfetta, così come ben dosate sono le descrizioni sia dell’ambientazione che della psicologia dei personaggi, e così pure il numero dei racconti è, a mio parere, esatto, non uno di più non uno di meno. a far sì che la raccolta giunga a ciò che il titolo prefigge, senza farsi mancare nulla e senza ripetersi mai. E se la morte appare un po’ più spesso è proprio per dar forza e significato al titolo, se non è la morte la fermata più importante per un’anima non saprei proprio qual sia. Al di là di queste considerazioni “geometriche” tuttavia direi – rischiando la ripetizione – che siamo di fronte ad una bella raccolta di racconti, raffinata e ben scritta, che lascia un grande spazio alla riflessione e all’introspezione, ed accompagna il lettore in un viaggio tra i chiaroscuri dell’animo umano davvero affascinate.



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