Un suono della domenica questo barrito delle nocche
come gracchiano certe dita che non trovano pace
forse nella neve soffice dei Prati di Tivo
forse un indice o un pollice
non ci sono più a trovare ristoro nel freddo
atavico, di bosco antico di fessura
dove genera materia di sogni inconsulti
la paura dei lupi, delle streghe delle sorgenti
a farsi il bagno di notte nelle pozze
oltre le rive della Luna
cantando le canzoni che spaventano le greggi da bambine.
Prima delle unghie, prima dei canini.
Ma l' amore tempra l' ombra del bastone
la curva sulla strada da percorrere
riconoscendo i sassi fino a casa
e le gobbe dei cani da pastore, bianchi come il vino.
Sopra un bel prato ti aspetterei
con tutto il cielo necessario, di spalle, a coprire le tue, in caso di fuga
la prospettiva che le nuvole cambino di forma
appena sotto i tuoi occhi, a trattenerti oltre i limiti.
Come confonde il vento quando porta certe sillabe
appena il Sole va via
c' è la sera che vuole parlarti
ma non ricordi la lingua.
E ti scricchioli le ossa, scacciapensieri
per capire dove mettere le virgole
e gli accenti, sulle vocali di provincia, da pronunciare.
Un bacio sulla guancia come se avesse sete e ciao.
Tutto da rifare dal principio.
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