A caccia di raggi stellari
troppa Luna tra gli strali scagliati nel cielo.
Volando da tempo, le tempie spossate
posate sul comodino
lo spigolo di turno, il buio mignolo
preludio alla bestemmia del bagno
all'alba, alle prime luci del mattino
svegliarsi in contumacia dal proprio destino
momentaneamente liberi di agire
col proprio sentire e il proprio sedere
ancora privi di udito;
inaudito il condominio dei miracoli
apparecchia una tavola, la banda la imbandisce
con prelibate pietanze, divise per alibi:
due pere, due banane, così una te la mangi
e battute del genere, senza dare di gomiti
che non abbiamo più tredic'anni oggi a colazione.
Anzi a guardami perdo i colpi.
Dalla finestra, la solida palude pallida
dove vedo perdersi gli eroi, ogni volta che scoppia una guerra.
Questi americani come mi giustificano la California?
I pappagalli di Siviglia sono più grandi dei nostri piccioni
ma le rondini
volano sui polsi, sulle pinne dorsali degli amanti della vecchia maniera
la scuola è la vita, la festa è finita
e neanche un perchè
tutto
viene dal niente
come predetto
secoli fa.
Preferisce star zitta
alla finestra
guardare soltanto
quando cade una stella
più bella di lei
poi chiede perdono
d' esser stata superba
davanti a uno specchio
a forma di vita
che la tiene con sè
riflessa che prega
di passare di là
Lei non dice mai niente
ma che freddo fa.
Ma che freddo fa.
Passami la ghirlanda che si consegna ai bracconieri
raggi stellari sudati sul tavolo, presi al lazzo
come cowboy, dove ieri si abbeveravano dei sogni di passaggio
e oggi io canto, strimpello garrulo
la parola sbagliata in viaggio, l'ingaggio di un significato
e offendo qualcuno e l'ingranaggio mi trita
la tecnica del fango, nel nostro giardino
ha spiccato frutti maturi da giovani rami
e siamo già vecchi, di terza mano.
Ma se mi pungo di nuovo con le sue spine
questo cucciolo di rosa lo affogo nella fontana in piazza
chiuso in un sacco. Lo giuro.
La mia dolce metà.
La parte oscura e superba di me che ammazzerebbe sua madre.
E la sua salvezza sono le leggi del mercato.
E la notte russa tranquilla nel suo angolo di terremoto.
Chiedo perdono un' altra volta.
In questa vita.
Ma poi lo stesso sangue conosce la strada
per fare la pace.
Basta non versarlo, benedire gli altari, gli spazi vuoti
i significanti e i significati
col comune senso del pudore a mio velo pietoso.
Questi possenti cardini a quercia di radice
mantengono la porta che mi apre a voi.
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