Questa paura
che ci dorme addosso,
ride quando ci affanniamo
fra le coperte,
ognuno dal proprio imbuto,
in case che portano del nostro nome
solo l'infanzia e vorrebbero starnutirci,
svezzarci senza garbo o
comprimere nell'adulta inquadratura.
Dovremmo evaderla,
spurgarla.
I nostri appuntamenti sanno di
timore, sono unti di non ritorno;
perfino quando ci abbracciamo,
le ore recalcitrano con la foga dei
cavalli indispettiti, o con un gene
di pazzia nel crine.
Pertanto, sbrigati.
Perchè ho paura.
Che tutte le cose
spezzate si ricompongano,
ed un Odino sfaccendato le comandi.
Soldatini in riga
a marciare onesti,
con la fonazione spaventosa
della prima, metallica parata.
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