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Quando Dio ballava il tango

Romanzo

Laura Pariani
Biblioteca Universale Rizzoli

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 11/03/2011 12:00:00

Nel fluire delle notizie di ogni giorno risalta il tentativo da parte di alcuni – forse troppi -  di dipingere l’Italia come terra di conquista da parte di stranieri senza scrupoli che cercano di svellere il nostro stile di vita per imporne uno totalmente estraneo, portato da chissà dove per tentare una sorta di colonizzazione che non darà pace né scampo ai poveri cittadini dello Stivale. Al di là della pochezza di questi argomenti e della sterilità delle conclusioni, che una volta tratte seminano odio e divisione, ben pochi rammentano di come nemmeno tanto tempo fa, erano gli italiani stessi a doversi imbarcare verso terre lontane, per sfuggire a povertà, mancanza di lavoro e persecuzioni politiche, allora come oggi, come i due lati della medesima medaglia. In questo libro Laura Pariani passa in rassegna le esistenze di quegli italiani che scelsero la lontana Argentina come nuova patria in cui coltivare i loro sogni. La narrazione è suddivisa in capitoli che appaiono quasi indipendenti gli uni dagli altri, quasi dei racconti imperniati sulle medesime persone che, talvolta – inevitabilmente – si intrecciano, come una grande famiglia che a tratti sostituisce il legame del sangue con quello della terra amata e lontana. La fatica, le lotte, l’amore, le lacrime ed il sangue, di una terra che spesso mostrava il suo lato più arcigno, con la fatica di adattarvisi, talvolta però la bellezza dei cieli e dei luoghi riusciva a dare alle persone quella speranza che le cose materiali parevano ostinarsi a negare. La narrazione intimista e personale riesce in modo molto efficace a ricostruire gli eventi sociali del secolo scorso e mostra intatto l’orrore della dittatura, e anche la comunità italiana annoverava tra i suoi componenti numerosi desaparecidos, oltre all’immenso terrore che chiunque viveva in quei tempi. Ciò che accomuna tutti i capitoli del libro, è il fatto di essere raccontato da una voce di donna, perché sono state le donne a subire maggiormente le trasformazioni e le peregrinazioni del microcosmo tricolore in terra andina. Le donne portate via dai loro cari per una decisione degli uomini, le donne lasciate ad aspettare, le donne che vengono ingannate ed attendono fiduciose chi ha promesso loro la felicità ma fugge per una parvenza di perbenismo. Donne adulte e donne bambine, e dietro le loro immagini, le loro parole, prendono forma gli uomini che condividevano le loro vite, ma sempre in secondo piano, perché se Dio a quei tempi ballava il tango è ovvio che lo ballava con le donne, che sul tempo struggente di questa musica disegnavano con i loro passi e i loro pensieri le loro vite ed affidavano nell’abbraccio con il divino i loro desideri e le loro speranze. Uno degli aspetti particolarmente belli della narrazione e che rafforza la bellezza della lettura è la caparbietà della memoria, punto saldo nel fluire della storia, monito per il futuro e legame col passato, rievocato assai efficacemente in alcuni dei piccoli affreschi di cui è composta l’opera, e sono di nuovo le donne, grandi protagoniste, che, come la madre terra, rinserrano nei loro cuori il ricordo, ricordo che aiuta a sentirsi vive, che serve a non lasciare morire del tutto le persone scomparse, che riesce a ricostruire le pareti della casa natìa a migliaia di chilometri di distanza. Laura Pariani riesce a dare ad ognuna di queste donne una voce particolare, riconoscibile, tesse con le parole un canto corale, sul cui sottofondo melodico si staglia la voce solista ora di una ora di un’altra, a parlare, col suo accento, i suoi vezzi, la personale cadenza, e raccontare quell’immensa spaccatura che fu l’immigrazione, con tutte le sue lacerazioni, talvolta sospensioni di responsabilità, perché tanto poi si torna in Italia ma che grazie alle donne divenne una sorta di talea che riuscì a dare vita ad una nuova, bellissima e rigogliosa vita in un altro continente. Il libro è molto bello, mescola parole argentine, italiane e dialettali rendendo in modo assai musicale e gradevole quella che doveva essere la parlata di chi si sta integrando in un nuovo lessico ma non rinuncia al proprio di origine; tra le righe,come evocate dal titolo, si insinuano le musiche del tango, con la sua nostalgia, col suo saper raccontare le passioni col cuore e con il sapore delle cose, proprio come sa – assai bene – fare Laura Pariani.



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