Ti ho conosciuto che ero in sonno,
con gli occhi spiumati
da qualsiasi incanto che non
fossero obblighi e polizie,
orari e precedenze.
Non credevo alla folgorazione,
alla possibilità di chiedere alla
mia mano una voce che non
fosse la sua, di sbeccare
la santità generica del mio
corpo con il tuo colpo
irriverente e biondo.
Sai? Mi ero parata.
Avevo predisposto tutta
una serie infallibile di divieti,
di cose da non.
E più innalzavo bastioni
e contro misure, più mi
serpeggiavi nel sangue,
e la tua linfa/ seme aveva
ragione del mio cemento.
Adesso ti conosco già
da un po', ed invento nuove
strategie. Curo la falla
che mi inghiottisce con un
curioso artificio:
scavo una buca micidiale,
e preparo il letto
a qualcosa che mi scalci.
Solo che arrivano in
visita senza doni,
e con la data del capezzale.
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