Ciao Isola del Liri,
ciao acquitrini.
L'auto sfiamma dopo
ore di cammino,
gli incroci hanno un'indifferenza/ tungsteno,
e la marmitta sfarfalla il chilometrico
amplesso, rilasciando tossine.
Ciao alle portate, ai negozi con il saldo amico,
al pane e alle tovaglie di carta.
Di una strada che ha più botteghe
che presunzione, delle more appaiate
sui cespugli verso le abbazie,
dei loro giochi, ho nausea e fame.
A volte penso che sei venuto
a farmi vivere come gli altri,
con le ossa tribolate
dall'incostanza, e la mia pelle
che in bocca ti durerà forse una stagione.
Comunque, ciao Isola del Liri,
ciao fossette ed avvallamenti,
ciao sensi unici, viva i distratti.
Se lo fossi stata io,
quella notte/ giorno,
adesso saresti già in salita,
oltre il lungomare.
Con il sorriso lanciato
alla prima dose di
gambe e circostanze.
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