Non sapevo - ed è un incanto
scoprirlo ora - d’essere nata
con il talento dell’azzardo.
Scommetto sulle donne puntando
banconote di grosso taglio.
Notte e giorno ripropongo
la posta al tavolo da gioco,
bruciando cifre da capogiro
con la freddezza d’un giocatore
incallito. Ed io che immaginavo
d’essere solo un mite agnello
attento al prato in fiore e al fieno
senza pensiero di guadagno.
Nel mattino di maggio, sul tetto
del cielo di rondini intero,
dall’intenso fervore
una sosta mi consento.
Rigiro, insaporisco, sul fuoco
dispongo parole, sorelle
dello stupore, pescate nel golfo
ignoto e amaro del mar morto.
Tra Scilla e Cariddi navigando
a vista, schivando il tifone,
sono le donne zelanti e deste,
muse e vestali, ora, di se stesse.
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