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Dietro le persiane

di Teresa Cassani
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Pubblicato il 03/08/2018 08:50:52

DIETRO LE PERSIANE

 

La voce dello strillone, venditore di meloni, l’ha richiamata alla finestra. Si è avvicinata alle persiane: la piazza offre lo spettacolo del mattino. L’edicolante parla col dirimpettaio. Sulla destra, quattro ragazze aspettano il pullman alla fermata; dalla parte opposta il solito gruppetto di anziani, seduti su una panchina, mischia pettegolezzi e battute allusive rivolte alle passanti. La barista tira a lustro i gradini d’accesso al locale, mentre due signore, sulle strisce pedonali, arrestano il flusso del traffico che confluisce all’incrocio.

Il mondo, percepito da Velia dietro le persiane, prende il suo sapore.

A lei piace questo momento di contemplazione solitaria, soprattutto adesso che non è più giovane.

Il mondo, che ogni mattina si anima nella piazzetta, cancella i ricordi di un’esistenza subita.

Il padre adottivo le aveva detto che il negozio comportava tante esigenze: la salute della madre era molto cagionevole e lei avrebbe potuto dare il sostegno necessario.

Anni di sacrifici e di rinuncia adesso si vanno progressivamente alleggerendo.

Che le importa ormai dei desideri delusi, delle competizioni, dei giudizi altrui? Che le importa se Giovanni N. non alza più la testa, per guardare le persiane chiuse, quando passa sotto casa?

Il tempo è diventato un formidabile alleato.

Giovanni N. è stato lo schermo su cui proiettare i sogni. Un bell’uomo, colto e sensibile.

Quando veniva al negozio e lei gli porgeva il calzante per i mocassini, lui aveva sempre parole pronte.

- Qui passano i piedi di tutto il paese.

- Lei non è mai sola, perché dalla vetrina può vedere il mondo.

Velia, inginocchiata sulla stuoia per provargli le scarpe, copriva le gambe con il lembo della gonna stretta.

Il padre gli chiedeva del progetto per l’ospedale e lui si lamentava della burocrazia.

Dopo che era rimasto vedovo, aveva avuto qualche storia con qualche donna del paese ma poi era finito tutto.

Velia sapeva gli orari. Quando mettersi dietro le persiane per vederlo passare anche nei  festivi. Lui alzava il capo, per guardare le finestre nella parte alta del palazzone.

Una volta, durante la vedovanza, le si era accompagnato per strada. Lei tornava da una visita.

Non era stato facile procedere lungo il marciapiede stretto, con gli occhi della gente puntati addosso.

-Perché domenica pomeriggio non viene con me al cinema?

-Papà va alla Cerignola e io tengo compagnia alla mamma.

Un’occasione irrimediabilmente persa.

Ma lei si sentiva votata. E, forse, le piaceva soprattutto immaginare.

Adesso Giovanni N. passa sotto casa con un cane al guinzaglio e tiene lo sguardo fisso, puntato avanti. Assente e lontano.

Il suo aspetto avverte del tempo trascorso: i capelli sono quasi completamente bianchi, le rughe si sono ramificate.

Velia, dietro le persiane chiuse, continua a guardare il mondo che ogni giorno si anima nella piazzetta: sente di percepire, quasi con soddisfazione, la comunanza di una solitudine.


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