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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Il giardino dell’attesa


Testo proposto da LaRecherche.it

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Pubblicato il 16/10/2017 12:00:00

 

*

 

Lui arriva ogni volta che ti allontani

e ti aspetta accucciato sui gradini davanti

al portone di casa, con indosso quella sbiadita

tuta da meccanico che puzza di nafta,

vicino e tuttavia lontano come il lampo

che si arriccia su per il Monte Lifoi.

Si sorregge il mento e rimane in attesa

mentre il cielo s’abbruna

senza poi nemmeno muovere un braccio

per salutare, con uno sguardo che ti trapassa.

Non ti chiede dove sei stata, con l’aria di uno

che ti sopporta e ti ignora.

Eppure tu sai sempre come strinare

la sua memoria con la fiamma, lui si alza,

e basta un niente, che ti sfila il giubbotto,

che ti stringe, non molto, solo sentirti.

 

 

 

Ancora e sempre

 

Ancora e sempre, anche se conosciamo

il cimitero del paese: respiro di cipressi,

silenzio di immagini. Noi lingua ove le lingue

cessano, Tempo a picco nel corso

dei dolori che consumano,

 

ancora e sempre, anche se le orme dei colombi

finiscono nel vuoto all'improvviso

e confusamente sussurra il torbido del fiume,

 

ancora e sempre saliamo in giardino, ove i rami

riducono il loro peso come se sentissero

con le foglie

                         la mortale infinità.

 

 

 

Un bruco qualunque

 

Un bruco qualunque andava a passeggio

alla sia goffa maniera,

lordandosi di polvere.

 

Si trascinava dietro le tenui vibrazioni

del respiro

vedendole riflesse lungo i muri,

in ritmi, disegni, forme

d'una sintassi che produce

cose aeree come il vento e la luce.

 

 

 

[ da Il giardino dell'attesa, Samuele Editore ]

 

 

 

 


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