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Un giorno fortunato

di Teresa Cassani
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Pubblicato il 29/10/2018 21:27:26

Bella, quadrata, fresca, con i bordi e il ripieno intatti.

Ha deciso di comprarla. Ha voglia di una pasta, ricca e sostanziosa, dopo un mese di maccheroni al burro e bistecche veloci per pranzi necessari ai bisogni della madre, ricoverata d’urgenza all’ospedale per un’importante crisi cardiaca con relativo intervento, e adesso convalescente.

Ma, ora, basta e al diavolo anche la glicemia, il colesterolo alto e tutte quelle insidie ventilate a sessantenni avviliti.

Annalena, davanti al banco del supermercato, quando arriva il suo turno, ha deciso:

”Due arabi e quella pasta lì “ dice e indica col dito.

”Ah, la diplomatica!” risponde la commessa.

”Sì “ conferma Annalena, scoprendo solo ora come viene denominata la mattonella gialla, cosparsa di zucchero a velo.

La donna, di là dal banco, in cuffia bianca e grembiule a righe, prende una vaschetta di plastica, afferra con la molla la leccornia prescelta, l’adagia nella scatola trasparente che chiude con lo scontrino e pone sul ripiano di cristallo.

Annalena è già distratta, pensando al prosciutto che deve comperare per la madre: un etto di buono , dolce, con un po’ di grasso intorno.

”Questo è il Parma, questo il San Daniele, questo è più stagionato, questo all’inizio...”

”Quello” indica ancora Annalena, osservando un taglio con il rosso cinto di bianco.

”Ah, ho capito “ la commessa afferra lo stagionato, lo accosta all’affettatrice che avvia, deposita le fettine sottili e rosee sulla pellicola predisposta, indi trasferisce il tutto sul piatto della bilancia e digita il congegno elettronico. Ma qualcosa non va, perché fa una smorfia.

”Non me lo dà. Non mi passa il codice del San Daniele. Mi passa il Parma 

 e quindi glielo do come un Parma che costa trentuno anziché trentadue”.

”Benissimo- risponde Annalena- oggi è il mio giorno fortunato“.

La commessa ha concluso l’ operazione. L’etto di prosciutto, incartato e prezzato, è pronto dentro il suo sacchetto con il logo del supermercato al modico prezzo di quattro euro e quaranta centesimi.

Annalena l’ha messo nel carrello e adesso s’indirizza verso il reparto vini per acquistare del bianco locale, perché la madre non può pasteggiare con la sola, pura acqua.

”Feudi delle rocche” andrà bene: ha il tappo in sughero e costicchia un po’ come desidera la mamma.

Infine il mangime per i gatti è stato incluso nella spesa, così come i legumi, e lo yogurt che deve sostituire il latte non tollerato dalla convalescente in questo periodo.

Annalena ha raggiunto la cassa.

La cassiera le chiede di depositare tutto sul nastro ruotante, borsa compresa, perché vuole vedere vuoto il fondo del carrello.

Giorni fa si sono verificati dei furti.

Giorni fa Annalena ha sbottato che le persone oneste non gradiscono questo tipo di controllo, ma stamattina non ha voglia di polemiche.

Esegue docile e subito è fuori e, poco dopo, nel garage di casa.

Quando fa ingresso in cucina, la mamma sta girando intorno al tavolo con il deambulatore.

”Quanto hai tardato! Va’a vedere se è arrivata la posta!”.

La figlia appoggia la borsa della spesa sull’impiantito, prende la chiave dalla ciotola, esce, attraversa il cortile e raggiunge la cassetta appesa al cancello. La posta non è arrivata. 

Rientra e sistema negli stipi i prodotti acquistati. La mamma le chiede di versare abbondante acqua e un goccio di vino nel bicchiere perchè deve assumere i fermenti lattici.

La lavatrice ha ultimato il suo ciclo di lavaggio e Annalena ha raggiunto il piano superiore per stendere i panni nel terrazzo.

Quando scende, la madre la richiama: dice che sente cattivo odore provenire dal lavello.

Annalena si ricorda di aver dimenticato di comprare il glade alla lavanda. Versa un po’ di anticalcare nelle vaschette di acciaio inossidabile.

A pranzo la madre reclama insalata nel cespo.

”Ma come fai a mangiare quella imbustata?” dice, aggettando le pupille.

E‘ in questo momento che Annalena si rammenta della pasta e si accorge di non averla vista nella sporta della spesa.

Viene presa dalla stizza e si precipita in macchina. Vuol ritornare al supermercato.

E’ la mezza. Una sola cliente al banco che ordina carne a volontà.

Annalena aspetta un po’, poi non resiste. Si rivolge alla commessa:

”Avete visto una pasta dentro una vaschetta?”

”Sì -risponde la commessa- ma l’abbiamo rimessa in vendita . Però fino a mezz’ora fa c’era ancora”.

Annalena guarda tra le varie paste ma la diplomatica non c’è.

”È stata venduta-informa un’altra- non sapevamo chi l’avesse acquistata e quindi, essendo già passato del tempo...”.

Annalena è furiosa. Percepisce la futilità del motivo, sa di essere assurda, ma si ostina a non voler dominare la sua infantile dipendenza, proiettando su un obiettivo banale la sua carica di reazioni: un decorso post operatorio  e le manifestazioni di un carattere alterato dall'età e dai farmaci sono logoramento. 

Fa un gesto semi disperato.

”Qui nessuno vede niente!” e volta le spalle.

Esce. Il piazzale del supermercato è oppresso dalla calura e desolatamente deserto.

Annalena prende la macchina come un automa.

Al semaforo è rosso, ma lei non vede e passa.

I camionisti, a bordo di tir mastodontici, per fortuna vanno lenti. Suonano i clacson nervosi.

Lei passa indenne come in un film e si chiede del rilevatore di velocità.

Quando rientra in casa, la madre è già davanti al televisore.

Avverte nell’aria l’agitazione della figlia.

”Che cosa c’è? Che cos’hai?” le chiede.

”Non ho più ritrovato la pasta. L’hanno rimessa in vendita”.

”Che cosa vuoi che sia? - le dice la madre- c’è bisogno di fare tante storie per una pasta?”.

 

 

 

 


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