Pubblicato il 21/06/2010 17:29:56
Demiurgo del dolore madre mia, cancello rugginoso di caligine, vano il tentar mio breccia al tuo cuor, m'angustia la vertigine.
E quando il "padre" mio già ti trafisse, il corpo tuo letto di fiume, sapea d'amore? Il mio venire al mondo di bambino, del corpo mio cullato in te, assente fu il rumore?
Sol con il mare d'acqua dei miei occhi, allora affogherei la tua vergogna, con l'unghie e i denti miei, adesso uomo, sconfiggerò con gusto la menzogna.
Pensavo d'esser io l'inadeguato, chissà che t'attendevi dal Creato! Sbagliando tu facesti ordinativo, un bimbo in carne ed ossa, un bimbo vivo.
Ma quando le mie man sfioravan chiome, di alberi ambiziosi ed allungati, fu li che la mia mente ora comprese, che il cuor, mio di pulcino già s'arrese.
Così, io devo dirti 'sì fetente: "Son ebbro del tuo amore Indifferente!"
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