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Il ragazzo persiano

Romanzo

Mary Renault
Corbaccio

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 26/08/2011 12:00:00

Sulla vita di Alessandro Magno (noto anche come Alessandro il Grande, Alessandro il Conquistatore o Alessandro il Macedone) molto si è detto e scritto. Durante la sua seppur breve vita, egli fece quel che a nessun altro mortale era mai riuscito, conquistò città e imperi, vinse numerose battaglie e si spinse sino a quelli che erano considerati i confini del mondo. Di lui sono stati esaltati i lati leggendari e di grande condottiero, l’abilità in battaglia pari all’abilità nell’amministrare, un regno vasto come un continente; Alessandro fu, ancora in vita, una autentica leggenda, e continua qualche millennio dopo a far discutere di sé e suscitare ammirazione. In questo libro Mary Renault espone un aspetto della vita di Alessandro ignorato dai più, forse inventato, forse ricostruito con abilità dalle fonti storiche studiate con occhio più attento, per taluni particolari rispetto ad altri; quel che ne esce è una biografia intima del grande condottiero. A raccontarla in prima persona è Bagoa, un rampollo di nobile stirpe la cui famiglia resta vittima di un capovolgimento di potere, cosa assai frequente a quei tempi, e reso eunuco e schiavo dai nemici del padre barbaramente assassinato. Bagoa giunge alla corte di Dario, del quale diventa amante e dove impara a destreggiarsi fra perfidi eunuchi e sotterfugi di ogni tipo, ma viene anche avviato alla prostituzione. Finché un bel giorno arriva Alessandro il quale, impossessandosi di qualunque cosa, entra in possesso anche di Bagoa. Fra il grande conquistatore e il piccolo eunuco nasce ben presto qualcosa che non esiterei a definire amore, fatto di delicate attenzioni e discrezione da parte di Bagoa e cameratismo da parte di Alessandro. Il legame fra i due non conoscerà soluzione di continuità malgrado i due matrimoni di Alessandro e la sua particolare amicizia con Efestione, suo compagno di battaglie sin dalla Grecia. Il racconto di Bagoa è ricco di particolari sulla vita di corte, sui complicati rituali e sulle usanze tipiche di un popolo. Fa spesso sorridere il fatto che il ragazzo trovi Alessandro quasi un barbaro perché non conosce le raffinatezze della corte persiana, e non consideri sé stesso una divinità, ma permetta a chiunque di parlargli guardandolo negli occhi, cosa ritenuta sacrilega. E proprio la differenza di usanze sarà il granello di sabbia nel meccanismo messo a punto da Alessandro per legare i regni di Grecia e Persia sotto la sua corona. Il grande conquistatore dovrà cedere agli usi persiani, restando in bilico fra il biasimo dei suoi uomini greci a causa di tali cedimenti, e l’irrisione per tanta rozzezza da parte dei persiani conquistati, ma fieri della loro tradizione.

Il romanzo si srotola lungo i deserti e i territori persiani, sino all’India e lungo gli anni della conquista della corte di Ciro da parte di Alessandro fino alla sua morte, dovuta ad una infezione per una ferita riportata in battaglia. Il romanzo, malgrado le numerose, cruente, battaglie scorre con dolcezza, le descrizioni di Bagoa indulgono spesso sui particolari più delicati, mettono in luce più la dolcezza e bontà di Alessandro che la sua capacità di condottiero. In grande rilievo viene posta la sincerità dei rapporti fra i due amanti, e dove Bagoa tende a comportarsi più come un servitore, Alessandro pare privilegiare un rapporto più paritario, fatto di tenerezza ma anche di confronto e dialogo. Se la corte persiana era molto più evoluta in materia di cerimoniali e paramenti, la Grecia sembra già essere un passo avanti a tutti in fatto di diritti civili e di libertà dalle discriminazioni. Leggendo il libro si ha una sensazione di grande rilassatezza, la storia è avvolgente e morbida, non pare avere scossoni, senza per questo essere monotona, tutt’altro, la parte storica è costruita dall’autrice con grande capacità e competenza ed ogni particolare, ogni dettaglio, anche minimo, appare perfettamente inserito e completamente plausibile. Ciò che rende il romanzo una dolce lettura è forse connaturato nello stretto legame fra Bagoa e Alessandro, capace di sopravvivere ad ogni battaglia e ad ogni cambiamento nelle vite e nella Storia, una sorta di asse portante nella narrazione, fatto di puro sentimento. In qualche passaggio, tuttavia, Bagoa/Renault eccedono un po’ nel mellifluo, permeando qualche pagina di una sorta di alone rosato, o dando alle parole che si susseguono il gusto di un enorme confetto rosa, dolcissimo, ma si tratta di brevi passaggi, per il resto la lettura è assai dinamica.

Riflettendo, uno dei motivi di tanta serenità infusa dalla lettura è che gli uomini possono essere crudeli o spietati, traditori ed assassini, ma quel che conta nelle vite di chiunque, da un celeberrimo condottiero ad un povero eunuco, è un amore sincero e solido, ed anche la Storia passa in secondo piano. Un romanzo che allieterà tutti i lettori, regalando pagine di dolcezza e di ricostruzione storica perfettamente legate a una narrazione fresca e guizzante come un ruscello. Naturalmente i soliti bigotti e benpensanti non gradiranno, ma si tratta solo di pura invidia.





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