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Questo filo di voce

Poesia

Aa.Vv.
Albalibri e Cascina Macondo

Recensione di Loredana Savelli
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Pubblicato il 16/12/2011 12:00:00

Questo filo di voce, 114 haikù – Antologia internazionale, Albalibri Editore 2011, con la collaborazione di Cascina Macondo, a cura di Pietro Tartamella


Sotto l’acero
riposa il vecchio gatto
l’ultima vita

Bizzarro Sonia Maria, Novara

Questo è un haiku: sintesi meravigliosa di sguardo e di introspezione.

Agli haiku Cascina Macondo – associazione di Promozione Sociale che ha sede vicino Torino (esattamente a Riva presso Chieri) – dedica una particolare cura.
Fondata nel 1993 da un gruppo di artisti che proponevano in strada performance musicali, letture poetiche e altro, Cascina Macondo con gli anni è andata specializzandosi nell’arte dell’insegnamento e della formazione, promuovendo un concorso internazionale aperto non solo ai singoli ma anche a gruppi scolastici. Cosa, quest’ultima, assai significativa data la non sufficiente attenzione della scuola italiana nei confronti di didattiche mirate specificamente alla produzione della poesia. Molti sono stati i partecipanti delle scuole di Roma, città che potrebbe sembrare quanto mai lontana dal clima silenzioso e rarefatto di cui l’haiku giapponese si ammanta.
Ecco tre haiku presentati da studenti romani, i primi due di scuola media e il terzo di scuola elementare:

Cielo stellato
Sono smarriti gli occhi
Ed i pensieri.

Claudia Cianfanelli, Roma

Rondini vanno
Dietro le ali resta
Neve che cade

Giulio Tortorici, Roma

Veloce haiku
Scoppiano i temporali
Lampo di genio

Nicolò Baldi, Magliano Romano

Presso Cascina Macondo (il nome è ripreso da “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez) hanno luogo corsi di lettura e scrittura creativa, laboratori di ceramica, di teatro, di danza, di musica e altre attività artigianali e artistiche aperte anche all’integrazione etnica e sociale mediante percorsi interculturali e riabilitativi, nello spirito della contaminazione culturale e della sperimentazione e con lo scopo non secondario di creare momenti di benessere e socializzazione per persone di difficoltà.
Ma l’elezione speciale del gruppo è la cultura dell’haiku, di cui sono assunte le peculiarità: estrema concentrazione di immagini e semplicità espressiva nel rispetto di uno schema metrico (5-7-5) che non costringe ma contiene l’intuizione.
Il concorso internazionale del 2011, giunto alla sua nona edizione, è sfociato anche quest’anno nella pubblicazione di un’antologia che comprende 114 haiku selezionati, nelle sezioni adulti e ragazzi (quest’ultima aperta alle scuole), tra un numero elevato di partecipanti (in totale 600) provenienti da tutto il mondo (Italia soprattutto, ma anche Inghilterra, Olanda, Lituania, Belgio, Romania, Croazia, Bulgaria, Polonia, Giappone, Australia, Cile, Brasile) per un totale di 1200 haiku.
L’opera evidenzia la propensione “naturale” nei confronti dell’haiku, forse perché, nella sua brevità, esso incoraggia anche chi è alle prime armi nella scrittura. In realtà questo genere, che potrebbe apparire minore per la struttura, è una sfida per i contenuti e per lo stile fulminante: l’haijin “vede” l’uomo (e se stesso) in quanto parte dell’Universo e non epicentro, il suo sguardo è capace di grande astrazione, pur fissandosi sui più piccoli dettagli della realtà, di cui si comprendono prevalentemente i dati ambientali e naturalistici ma non si trascurano le risonanze emotive.
Il popolo giapponese respira l’haiku come l’aria da più di quattrocento anni.
In Occidente - dice l’editore Çlirim Muça - non tutti rispettano la regola delle diciassette sillabe. “E’ come se uno volesse entrare nell’ordine dei frati francescani senza rinunciare alle scarpe costose e alla cravatta”, continua l’editore: “Eppure il bello sta proprio nella regola, che ti aiuta a trovare nuove soluzioni”.
Ciò sottintende che, prima di poter dare alla luce un haiku, bisogna conquistare un approccio divergente nei confronti della realtà nonché acquisire una tecnica.

Ecco un altro esempio riuscitissimo:

giorno assolato
cerco parole giuste
per necrologio

Silanskas Arturas, Lituania

Il volume presenta inizialmente un interessante corredo, a cura di Pietro Tartamella (uno dei fondatori di Cascina Macondo), sulle regole ortoepiche dell’italiano (accentazione), sul calcolo delle sillabe e sulla pronuncia. Gli accenti tonico-fonici sono presenti in tutta la pubblicazione, per una corretta declamazione.
Il volume ha una tiratura limitata, eventualmente si può ordinare direttamente dall’Associazione al costo di 12 euro.
In conclusione cito volentieri, sempre dalla nota dell’editore: “La lettura dell’haiku dovrebbe essere un obbligo per tutti quelli che propongono leggi al parlamento. Gioverebbe alla nazione: dire di più con meno…”

L’haiku risultato vincitore è il seguente:

terra che trema
non luoghi dove andare
se non me stesso

Pier Luca Bandinelli, Roma

Questa la motivazione della giuria: “La terra trema, un grido sale dalle sue viscere, come l’urlo di Munch. L’angoscia del terremoto mette l’uomo senza protezione di fronte alla natura, gli rivela la sua assoluta fragilità. Il primo istinto è fuggire. Ma dove? Tutte le certezze si sono sgretolate in un attimo (sorpresa, smarrimento, Wabi). Nessun riparo, nessun luogo dove andare. Si può contare solo sulle proprie forze. Rifugiarsi in se stessi diventa l’unica salvezza per ritrovare tensione vitale e dare un senso a ciò che accade. In questo haiku il terremoto diventa metafora della morte che può sorprendere in qualunque momento, per cui vivere diventa forgiarsi gli strumenti per accettarla. In esso sono intimamente collegati il sentimento della caducità delle cose (Aware), e del mistero che avvolge ogni realtà (Yugen)”.



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