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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Il giardino di Lin Piao

Racconti

Loretto Mattonai (Biografia)
Edizioni Gazebo

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 30/12/2011 12:00:00

Questa bellissima raccolta trae il suo titolo dal nono racconto che la compone; tuttavia iniziando a leggere si ha davvero l’impressione di giungere in un giardino. Così come il giardino di Lin Piao è circondato da un alto ed impenetrabile muro, che difende quella sottile linea fra la fantasia della fanciullezza e la razionalità dell’età adulta, questo libro/giardino è circondato da un semplice, agevolmente valicabile invisibile muro. Ma seppur invisibile è pur sempre un muro, ed esso racchiude un giardino, vasto, vivido di colori e profumi, tutti coloro che si trovano a passare vi gettano uno sguardo e credono di avere visto tutto, non c’è bisogno di pile di materassi o attacchi aerei con elicotteri, è come se si vedesse tutto da fuori. E questo è il segreto, e la difesa, se vogliamo chiamarla così, di questo sorprendente libro. L’apparenza è quella di una raccolta di racconti, ma bisogna fermarsi, raccogliersi un istante e cominciare ad esplorare questo vasto, lussureggiante e, soprattutto, sorprendente giardino. Ogni racconto è un mondo in sé, autonomo, che appare in uno spazio parallelo alla realtà quotidiana, è fatto degli stessi elementi, ma ne è difforme. Lo spazio creato da Mattonai nei suoi racconti è simile al nostro, ma vive una sua vita, in esso anche le forme più strane, od inconsistenti, prendono vita, si muovono, come le Voci del primo racconto, o le paure e le incertezze assumono forme tangibili ma pur tuttavia invisibili a chi non ha sensibilità, e cito “La nuvola azzurra”. Le cose paiono non aver senso, iniziando uno dei racconti, ma poi senza rendercene conto Mattonai ci fa capovolgere nel suo mondo, che appare perfettamente lineare, dove quanto si va leggendo è strettamente – perfettamente –logico, ma di una logica che sfugge, o forse non esiste, nel nostro mondo abituale, e nella lettura scopriamo una varietà di mondi possibili, mondi che ci sono preclusi e che possiamo intravvedere, o penetrarvi, con la fantasia, guidati dall’intelligenza e dall’acume dell’Autore. I racconti parlano di mondi altri, dove quel che accade potrebbe accadere ad ognuno di noi, oppure di mondi costruiti della stessa materia del nostro, ma nei quali vigono leggi diverse, che rendono quanto leggiamo, comprensibile, ma su un altro piano rispetto a quanto noto. Alcuni racconti attingono alla tradizione letteraria, come in “Diario di un aspirante dama di corte” in cui il lettore si trova in una sorta di rilettura dei racconti del cuscino ma ponendosi di fronte una specie di enorme specchio deformante; oppure “Il manoscritto di Kulwaim” o nel – geniale – “Cruciverba alla fine del tempo” che portano alla memoria vaghi sentori borghesiani. Altri racconti percorrono la via della fantasia e della creazione artistica – senza dimenticare un monito all’umanità distratta: “Dopo aver trascurato a dovere i dintorni collinari del piccolo centro, e calpestato fino ad infierire i lastricati delle vie antiche…”  o quella che appare come una sorta di vendetta della natura bistrattata in “Una pianta rampicante”. La raccolta si legge e si rilegge con sorpresa, gioia e divertimento, ad ogni pagina ci si sorprende, ci si smarrisce come in un labirinto, di citazioni, di realtà e di immaginazione, e, soprattutto, si gioisce di tanta bellezza di lettura. E dico bellezza perché i racconti hanno un'aria di spontaneità, oltre che di eleganza e abilità di scrittura che desta ammirazione nel lettore, e spesso vi sono, tra le pieghe dei racconti, frasi preziose ed uniche, frasi che dimostrano il talento di uno scrivere che scaturisce da una vera vocazione, e non tanto per riempire pagine con un passatempo che rasenta ormai la moda. Solo un esempio: “I genitori rimasero trasecolati, a detta di qualche parente traslocarono addirittura; ma intanto in paese le chiacchiere correvano l’una dietro l’altra, talvolta facevano girotondo nella piazza principale…” Questa è una delle sensazioni che si hanno leggendo questa raccolta, di uno scrittore che scrive per necessità propria, perché sente sgorgare da dentro quanto va posando sulla carta per farne dono al lettore e non alla propria vanità; tra tanti libri di molti autori scritti per raccontare il niente o fatterelli risibili, questo di Mattonai è un libro scritto per schiudere agli occhi del lettore un mondo ancora vergine, mai visitato, e credo che questo sia uno dei principali, se non il principale, scopo della letteratura. In questo Giardino di Lin Piao chi legge può ringraziare il fatto di essere un lettore e Loretto Mattonai per avergli svelato un luogo incantato e prezioso.

“Ma il buco nella barriera che difendeva il giardino rappresentava anche l’irrompere del mondo reale nel paesaggio fittizio dell’età infantile, il rompersi di un equilibrio ormai saturo di sé e l’aprirsi dell’individuo ad un nuovo senso della vita, consapevole della sua durezza e dei suoi dolori”.

 

Completano armoniosamente il bel volume i disegni di Giacomo Guerrieri e Ornella Butti. 



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