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Essere poveri dentro

Argomento: Società

di Ninnj Di Stefano Busà
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Pubblicato il 14/03/2012 10:08:26

ESSERE POVERI DENTRO

di Ninnj Di Stefano Busà

E’ un guazzabuglio la società di oggi, un coacervo di passioni sconclusionate e assurde, un artificio di azioni atte a rappresentarsi, autoreferenziarsi, mostrasi all’ennesima potenza. Il comportamento umano è versato a dare la peggiore immagine di sè, il più lacunoso, estreverso, eterodosso progetto di squalificazione e di disfattismo: si ricorre all’orrido, quando non si trovano modelli, già preconfezionati, standardizzati da seguire. Mai secolo è stato più patentato al libertarismo sfrenato e inconcludente, portato alle sue estreme conseguenze, come quello attuale, mai società più dispare e assillata da dubbi, da incognite, da pregiudizi, incertezze, conflittualità e aberrazioni come quella attuale. Ma cosa succeda alla ns. coscienza? cosa fa scattare la molla di perversione che ci svilisce e ci disorienta in episodi di poca luce spirituale, in assenza di valori, di significati, di idealità?
Cominciamo col dire che il Bello non è più di moda, è il nomadismo della coscienza a dettar legge: oggi sei orientato al buio, alla tenebra, non vengono rispettati piani di sviluppo morali, progetti di alto rango, ipotesi di meritocrazie, di sintonie comunitarie. Ovunque alligna lo sfacelo, la ruberia, l’inganno, il sotterfugio per arraffare denaro (quasi sempre denaro sporco, contaminato), proveniente da intrallazzi, imbrogli, droga, corruttele di ogni tipo.,
Mani pulite non è stato debellato, il suo fenomeno cresce ogni giorno tra le fila di una politica deviata, logora, insofferente e logorroica, una politica rea di aver praticato il politichese per i gonzi e la bella vita per le tasche “elitarie” di chi giunge in alto, tra i privilegiati di una gang che storicamente, da troppo tempo si fa i propri interessi personali, tralasciando e ignorando quelli che sono dell’Italia e degli Italiani. In questi ultimi quindici anni sono avvenuti i peggiori ladrocini, le peggiori disfatte che siano potuti accadere dal dopoguerra in avanti. Le greppie sono state basse e i partiti e i politici lesti a fare man bassa degli ingenti proventi pubblici. Un fiume di denaro è andato a riempire sprechi, malefatte, scambi di favore, partitocrazie, collusioni e corruttele di ogni genere. L’uomo è come impazzito, gira attorno a se stesso, al potere, al denaro e al protagonismo come un lupo sulla preda: tutti vorrebbero essere parlamentari, senatori, politicanti da strapazzo, pur di conquistare uno scranno in parlamento venderebbero la loro madre e anche le figlie, se necessario. Ci si chiede, come questo sia potuto accadere. La libertà, meglio il libertarismo delle dottrine tramandate dal revisionismo storico di Yung, dall’individualismo più generalizzato e inetto ha visto un facile terreno di attecchimento nel versante del libero mercato e del capitalismo senza regole della postmodernità, che ha aperto le frontiere, proponendo facili scambi di merci e di idee. Ebbene, lo scambio è avvenuto, ma l’Italia non avendo una sua moneta forte è andata indietreggiando, (vessata anche dalle troppe regole comunitarie che non siamo in grado di assolvere, non solo per la cattiva politica e la corruzione dei suoi rappresentanti politici, incapaci di far rispettare le regole, inadatti ad un impiego di forze e di congiunture che mettessero l’Italia al riparo del suo defoult, ma pure per l'arrivismo, il malcostume e la miseria morale dei più. Oggi siamo arrivati al capolinea, paghiamo a caro prezzo le menzogne, gli arrivismi, i rinvii, gli egoism, le strategie paranoiche di molti pasionari dell’ingordigia e del malaffare, soprattutto, di un far politica da “strapazzo”: il “politichese” dei mediocri, senza una visuale alta, senza una visione di priorità su quelle che avrebbero divuto essere le regole di un vivere “civile”. Il bubbone è scoppiato, l’Italia si è rivelata per quello che è: una nazione fragile che vuole competere con i grandi del mondo, (e invece si avvita come una palla di ferro e sbanda, tra i cocci di un imperialismo europeistico), senza i connotati necessari. Mi spiego meglio, quando l’Italia entrò nel Mercato Comune Europeo si sarebbe dovuto tener conto dei diversi livelli e potenzialità economiche, sociali e culturali di ogni Membro, si sarebbe dovuto tener conto delle differenze, dei parametri economico-finanziari di ognuno, non assemblare potenze economiche diverse, con solidificazioni e mezzi diversificati, differenti culture e mezzi: welfare, gradi di logica, di perfezionamento del lavoro, di preparazione, di ricerca, di studi.
Molti paesi più sviluppati dedicano ad es. alla ricerca ingenti somme, perché da essa origina la superiorità, la competitività sul mercato. l’import e l’export dipendono direttamente da questo ago della bilancia, più un popolo è arretrato in tecnologia e sviluppo, minore possibilità ha di essere competitivo con gli altri. Le ragioni della nostra debacle sono tante, tutte da essere valutate e studiate, invece, si tende a fare: “si salvi chi può” e l’Italia affonda.
Infatti, dov’è la crescita? dove sono il senso comune, la logica di immettere forze nuove sul mercato? dove sono le menti atte a disporre di nuove tecnologie? dove sono i governanti capaci di ristrutturare davvero le regole del lavoro? di preparare il domani dei giovani, di costruire un baluardo alle vecchie partitocrazie abuliche e insofferenti, sclerotizzate, ingessate da una burocrazia paradossale e fuori tempo, da un manierismo di regole non più aperte alla globalizzazione che nel frattempo è andata cavalcando? Per usare un eufemismo, dico figure mediocri, dico incompetenti, dico inadatti, ma...si dovrebbero giudicare con minore delicatezza e metterli al posto dove meritano, tanti, troppi furfanti che senza alcun titolo, senza intelligenza e raziocinio, (non oso pensare al termine lungimiranza), ci hanno condotto fin qui, sprecando il nostro destino di libertà, di giustizia, di uguaglianza, oltre che il benessere di oggi e di domani di milioni di italiani.


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