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Estate

di Stefano Verrengia
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Pubblicato il 02/02/2019 16:11:42

ESTATE.

Oh sole, ardi le chiappe 
sode di quella turista 
sprovvista dell'italiana 
malizia, della profana 
Avarizia d'amore e di lusso. 
Vorrei toccarle, 
come un prete il tabernacolo,
morderle delicatamente 
con le labbra come 
un'ostia morbida 
e solubile, 
come un volubile attimo. 
Se lei sapesse quanto 
mi bolle il sangue 
fuggirebbe come 
inseguita dalla lava
D'un vulcano, 
come un agnello
Da un lupo. 
Ma io son cupo, 
sole, per me il bello
si nasconde nell'abisso
di un dirupo,
in un crocifisso arrugginito
che brilla alla tua luce
D'oro e di sangue. 
E langue l'animo mio, 
langue nel terrore, 
si nutre dell'orrore, 
e cade sull'onda 
Che s'infrange
sul bagnasciuga,
sulla ruga della vecchia
sdraiata a riva, 
sulla carne viva 
Di una spigola scuoiata 
Finita non si sa come
Sulla sabbia asciutta. 
Sole, ardi le tette 
Di quell'americana,
rendile rosse come 
Due mele succulente:
voglio accontentarmi
Di quel che la gente
Comune s'accontenta. 
Togli dalla mia testa 
l'eterno e l'infinito,  
togli le stelle e le galassie,
togli l'inferno e la poesia, 
la magia del tutto col niente,
del costruire un mondo
con poco inchiostro. 
Un verso è un mostro 
che divora l'anima, 
un leone che ti sbrana 
le viscere fin quando 
Non lo liberi dalla sua strana
Gabbia di paura e sbando. 
Sole, ardile il ventre ti prego, 
fai brillare il mare 
di una stupenda illusione, 
fai si che la tua canzone
Di luce e immensità 
Sì propaghi come un'orchestra
Di fiati e violini 
alla finestra di un carcerato! 
Fra queste sbarre d'ossa
Mi sento soffocare, 
In questa camicia di forza 
Fatta di carne e disperazione 
Sto per impazzire! 
E non so se ardire 
la morte sia una cosa giusta,
se la frusta del Diavolo 
sarà più rovente di questo
Tuo raggio che odio 
come il cavolo
al posto del gelato. 
È un soffio leggero
questo nero 
Che mi porto dentro, 
un soffice vento 
pronto a spingermi
non appena il piede
Metterò male sul ciglio 
Dell'abisso. 
E nulla valgono 
i bagliori, le feste 
E la canzone 
di questa stagione 
rovente, nulla vale 
fin quando non arderai 
Le chiappe di quell'americana
e le renderai rosse e dolci
come un cocomero 
ad Agosto. 
Quante donne 
Hanno fatto mosto 
Della mia anima, 
pestando il mio orgoglio 
Con piedi luridi 
di terra e convinzioni, 
di ragioni e ruvidi 
pensieri le loro labbra
Sempre pronte 
A proferire.  
Ma è estate, sole,
ardi come mai
Hai fatto prima!
Ardire, questo è il problema!
Nessuna rima
Fra mare e orizzonte
Riesce a placare
Questa tempesta 
Che sta devastando
La casa della mia anima:
niente placa 
Questa funesta brama
Di fulmini e tuoni
Che danzano 
Come amanti 
Al loro primo ballo!
E tutto non varrà niente,
sole, finché la mente
Mia non desidera 
Quel che desiderano 
Gli altri, 
finché i buchi neri
E le galassie balleranno 
Nel mio cranio 
Come uranio in una bomba,
come vermi in una tomba,
In questo mio dolore chino,
finché non mi accontenterò
Di un fiore ma vorrò il giardino


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