Pubblicato il 08/03/2019 22:02:23
Svuotate,
vuote di luce solo acri guizzi parche le ampiezze le tue pupille di mota nelle mie notti interrotte, sentieri disastrati ai tuoi avvicinamenti. Di freddi sussulti si trema al fianco del tuo spirito appeso a una gruccia. Rimetto alla memoria i margini dell’essere, nessun fiore odoroso al di là della porta. E dormo su ossa di alabastro, è una buca il declino ma basta il nero che prevale a raschiare te dalla pelle. Nero colmo di sale.
Tu non parli più, t’ho mandato un ronzio di farfalla nella testa. È piccola la salvezza, volevo ringraziarti per aver acuito la figura del sole, domani.
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