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Alla Penna

di Stefano Verrengia
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Pubblicato il 14/03/2019 21:26:32

ALLA PENNA

 

 

Spietato
come un fucile
in bocca 
dovrebbe essere 
un verso, 
crudo come 
la carne di uno gnu
appena maciullata 
dal morso di un leone,
pronta a diventar pasto
della fame e delle iene.
Pene non devi avere, 
Penna, in questo secolo
di smielate ipocrisie,
di torte di parole 
per addolcire i lettori:
cerca gli albori, 
cerca il ruggito, il latrato 
ed il fiato della bestia. 
E se per gli altri puzzerai 
come il marciume 
in un cadavere putrefatto,
se tumefatto, orrido 
e virulento apparirà 
il viso di un poemetto 
appena uscito 
da una scazzottata,
fra bottiglie e bestemmie,
fra figlie sverginate 
e padri infuriati ... 
chi cazzo se ne frega?
Prendi una sega 
e taglia una parola 
o taglia una testa: 
per me è festa lì dove
comete danzano 
ai bordi di un buco
nero come foglie
attorno a un uragano,
lì dove ruggisce 
una stella morente,
e l'uomo si zittisce. 
Se la parola 
fosse una pistola 
per me uccidere
sarebbe facile come bere
wishkey fra due tette 
strette e sode,
fiume d'ambra 
fra due grandi montagne. 
Corrode la mia vita
un pensiero più 
nero dello spazio vuoto,
un ignoto disgusto 
per ogni respiro 
ed ogni sospiro ...
e sono lì, con occhi persi
come bimbi fra le giostre 
in attesa che le mostre
dell'universo 
aprano i loro cancelli:
quasar quantici 
dolci e devastanti
come spade brillanti
che fendono lo spazio,
universi dispersi
oltre i nostri occhi,
oltre il nostro pensiero. 
Ed è per questo 
che tu, penna, 
devi essere avida 
come un mitra
assatanato di sangue,
distruttiva come un missile,
o diventare uno shuttle 
che mi porti via,
lì dove la scia
di comete della nube 
di Oort danza 
nella distruzione,
come un uragano,
come un piano 
su una strofa 
viscerale. 
Pennivendoli 
dell'epoca, 
puttane 
di alto borgo, 
non potranno 
mai capire 
che tu, Penna,
brilli più nel sangue
che nel miele,
che il fiele sgorga 
dalla tua punta 
come il veleno 
dai denti di un cobra,
e che hai più odore
nella merda 
che nei fiori finti.
Tu sii veemente,
austera e intransigente,
non piegarti mai:
sei il mio unico
binocolo verso 
le profondità dello spazio,
l'unico sollievo per questo strazio
che mi logora
come un avvoltoio
le viscere ancora calde. 
Loro non sanno,
Penna mia,
loro non sanno: 
potrebbero solcare 
l'oceano 
ma si accontentano 
di una pozzanghera.


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