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La compassione come risposta alla società moderna

Argomento: Società

Articolo di Roberto Catalano 

Proposta di Redazione LaRecherche.it

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Pubblicato il 16/08/2008 13:42:52

In un mondo sempre più villaggio globale, problematiche e sfide sono ormai comuni a tutte le latitudini e per tutte le culture. In questo contesto, cresce la coscienza che le religioni possono avere un ruolo vitale nella proposta di soluzioni e di approcci positivi.
È stato questo l'argomento del terzo Simposio buddhista-cristiano, dal titolo Dharma e compassione buddhista e Agape cristiana di fronte alle sfide della cultura contemporanea, svoltosi a Castelgandolfo, con la partecipazione di cristiani e di buddhisti provenienti da diverse nazioni (Giappone, Thailandia, Taiwan, Italia, Germania, Svizzera, Inghilterra).
Molto variegata la delegazione buddhista con rappresentanti sia della corrente therawada, che vive nel sud-est asiatico (Thailandia, Myanmar, Laos, Cambogia, Sri Lanka), che di quella mahayana, che caratterizza il buddhismo del Giappone e del mondo cinese.
Sono emersi molti valori comuni e la possibilità di un impegno sempre più concreto nel dialogo interreligioso per dare risposte che siano speranza per il domani.
Nel corso dei lavori è stato possibile intessere un dialogo assai stimolante con alcuni protagonisti.
Come vedete la situazione mondiale oggi con le problematiche che essa pone all'uomo e alla società?
Phra Suthivorayan, monaco thailandese di Chiang Mai (Thailandia): Nella società attuale ogni giorno ci troviamo di fronte a molte sfide, che vanno dallo sviluppo della tecnologia alla globalizzazione, dai gravi problemi dell'ambiente a quelli che abbiamo nel campo sociale, economico, politico e culturale. Sono situazioni che, se affrontate nella giusta prospettiva, possono essere motivo di crescita per il bene dell'umanità. Il problema non è solo dell'Occidente.
Anche nei nostri Paesi di tradizione buddhista (Thailandia, Cambogia, Laos) la gente sta diventando individualista e si sta perdendo il senso millenario della famiglia e della comunità. È, dunque, importante affrontare i vari problemi alla radice ed in questo tutte le religioni possono essere di grande aiuto.

Il Buddha ha una parola da dire al mondo d'oggi con tutte queste contraddizioni e sfide?
Rev. Nishioka, giapponese della Tendai-Shu: Il Buddha ha mostrato un profondo interesse alle diverse questioni sociali e storiche, e ha tentato di dar loro il giusto indirizzo, attraverso la sapienza dell'illuminazione e l'impegno della compassione, che devono essere coniugati allo stile di vita.
Buddha ha detto: Tutti hanno paura della violenza.
Tutti sono spaventati della morte. Non uccidere e non lasciare che altri uccidano.
Per tutti gli esseri viventi la vita è preziosa.

Questo passo è fondamentale per capire la compassione buddhista, base dell'insegnamento dell'assenza di conflitto e della non-violenza... Bhiksuni Chuehmen, monaca del Fo Guang Shan: Il buddhismo non è uno strumento per domi- nare la cultura di altre nazioni.
Lo scopo è promuovere l'unità, la co-esistenza, la co-operazione, la mutua sopravvivenza, quindi una crescita positiva. Buddha ha insegnato ad essere compassionevoli, perciò dobbiamo evitare di ferire o uccidere qualsiasi essere vivente.
Ha mostrato come avere pazienza, perciò dobbiamo astenerci dall'odiare.
Ha indicato come stabilire rapporti positivi con gli altri, perciò non dobbiamo essere egoisti e insensibili.
Dobbiamo essere compassionevoli verso tutti, senza badare alla nazionalità, al gruppo etnico o alla razza.

Il Buddha ha insegnato la compassione; ma cosa significa per un buddhista essere compassionevole?
Phra Suthivorayan: Vorrei sottolineare il metta sutta, un punto fondamentale del dharma, la via che Buddha ci ha insegnato. Il suo significato può essere spiegato con l'amore secondo l'animo della madre.
In uno dei suoi discorsi più conosciuti, il Buddha invita i suoi discepoli ad un amore di benevolenza: Come una madre ama e protegge con la sua vita il suo unico figlio, nello stesso modo coltivate l'amorevole benevolenza verso tutti gli esseri viventi, senza limiti. Questo spirito materno consiste non solo nell'amore, ma anche nella compassione, nella partecipazione alla gioia dell'altro, e nella serenità.
Bhiksuni Chuehmen: La compassione nel buddhismo è ben più che dare ai poveri o assicurare garanzie sociali al disoccupato. È l'amore purificato; è una specie di servizio altruistico e sapiente; è un dare senza aspettarsi niente in cambio; è un sacrificio fatto con determinazione; ed è una combinazione d'amore, sapienza, determinazione e generosità.
La compassione è una fonte inesauribile di energia che immette vita in tutti gli esseri di questo mondo e rende la vita degna di essere vissuta. Senza la compassione, una casa riccamente arredata è come una scatola di ghiaccio, una famiglia è come un gruppo di sconosciuti che non vogliono rapportarsi l'uno con l'altro.

Alla luce del suo insegnamento, come si pone il buddhismo di fronte alle problematiche d'oggi?
Rev. Nishioka: Ci sono due tipi di orientamento buddhista: uno è il theravada e l'altro è mahayana. La corrente tendai, di cui faccio parte, segue il secondo filone. È un tipo di buddhismo che è stato fondato in Giappone da Saicho, che ha scritto sulla compassione nel suo libro Sange Gakusho-shiki, indicando le regole per i monaci del buddhismo tendai. Era suo desiderio formare menti particolarmente ricche di talento a livello nazionale per aiutare a raggiungere lo stato del bodhisattva, l'illuminazione, che permette poi di aiutare altri uomini e donne a superare il problema della sofferenza.
La tendai forma i monaci mahayana, con una pratica di ritiri, durante i quali restano al Monte Hiei per 12 anni senza mai uscire.
Saicho voleva formare le persone con maggior talento in Giappone perché sapeva che questi uomini rappresentano il vero valore, anche se nascosto, di un Paese. Da noi si racconta di un saggio che, nei tempi antichi, soleva dire che il tesoro di un Paese è costituito da colui che è capace di illuminare un angolo di quella terra. La cosa più preziosa è, infatti, la volontà di raggiungere l'illuminazione e quelli che hanno questo desiderio, grazie ad una profonda natura religiosa, sono il vero patrimonio del popolo perché sanno accettare le sofferenze e operano per il bene degli altri. Dimenticare sé stessi per il bene degli altri è la più alta forma di compassione.
Phra Suthivorayan: Ricollegandomi al principio del metta sutta, lo spirito materno, che il Buddha c'invita a vivere, non consiste solo nell'amore, ma anche nella compassione, nella partecipazione alla gioia dell'altro, e nella serenità. Per superare l'individualismo (o egoismo) e promuovere lo sviluppo della comunità, dovremmo sviluppare queste quattro virtù nell'animo della gente. Facciamo parte di un'unica famiglia, quella mondiale.
Noi, ciascuno e tutti insieme, siamo il mondo.

Sono princìpi di profonda ispirazione, che davvero possono cambiare la vita di individui e società.
Come metterli in pratica?
Phra Suthivorayan: È proprio questa la cosa più importante nel mondo d'oggi: trasformare le parole in atti, come il Buddha sugge- risce nel Dhammapada: Le parole di coloro che non mettono in pratica quello che predicano sono come un bel fiore, pieno di calore ma senza profumo. Le parole di coloro che mettono in pratica quello che predicano sono come un bel fiore pieno di colore e di profumo.

Concretamente, in prospettiva quali soluzioni vedete possibili per arrivare ad influire positivamente sulla gente dei vostri Paesi?
Phra Khru Sititsuthathorn, monaco thailandese e Dr. Phra Maha Boonchuaysirintharo, membro del tempio buddhista Suandok, di Chiang Mai, Thailandia: Un proverbio antico dice: Quando una società è sana, costruisce i templi affinché i figli ed i nipoti possano andarvi a giocare. Probabilmente, dobbiamo tornare a valorizzare il tempio, come luogo pubblico per i bambini e per le famiglie, come base e come centro per lo sviluppo di valori morali. Il tempio, infatti, è il luogo centrale per la società thailandese.
In esso vivono i monaci che fanno da cuore della società.
A questo si deve aggiungere la coscienza dell'importanza e dell'impegno a formare le giovani generazioni a costruire rapporti di amicizia con tutti.
Rev. Nishioka: Non dobbiamo limitarci solo al nostro Paese. Alcuni decenni orsono, giovani monaci buddhisti di diverse denominazioni hanno istituito un'associazione chiamata Associazione dei giovani buddhisti del Giappone. Da trent'anni, su invito dell'Unicef, l'associazione lavora nel Sud-Est asiatico. Abbiamo cominciato con la ricostruzione della Cambogia dopo la dittatura di Pol Pot. Ci era stato chiesto di costruire scuole e formare giovani monaci buddhisti, per favorire la ricostruzione del Paese: 75 mila monaci erano stati uccisi!
Abbiamo raccolto circa 10 milioni di yen per la costruzione di scuole, dormitori e biblioteche ed abbiamo ristampato libri. Successivamente abbiamo lanciato un'iniziativa per protesi alle braccia e gambe per quelli che le avevano perse a causa delle mine. Abbiamo poi costruito scuole elementari e scuole medie. Recentemente siamo passati al vicino Laos, dove il sistema educativo era in uno stato di degrado.
Questo darà luogo ad una rivoluzione mentale e i risultati sono imprevedibili.

Si tratta, dunque, di lavorare sulle generazioni future... Bhiksuni Chuehmen: C'è un urgente bisogno di lavorare insieme per insegnare ai nostri bambini la compassione: essa deve cominciare dalla nascita. Tre sono gli ambiti della pedagogia. Si tratta d'insegnare a fare buone azioni, a dire buone parole e a formare la mente a buoni pensieri. Soprattutto, dobbiamo mostrare tutto questo con il nostro esempio personale.


(Fonte: Città nuova, n. 12/2008)

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