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Il gulag cubano di Castro

Argomento: Politica

Articolo di Giulio Meotti 

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Pubblicato il 27/11/2016 23:10:25

La vera storia di Cuba è quella dei perseguitati dal regime, non quella che ci hanno raccontato gli estimatori di Fidel in occidente.

 

Un grande personaggio della sinistra latino americana, Jacobo Timerman – l’ex direttore del giornale La Opinion di Buenos Aires che aveva testimoniato l’inferno dei generali argentini nel suo bellissimo libro “Prigioniero senza nome, cella senza numero” – parlò di “una persuasione che diventa un rifiuto, non so se egoistico o inconsapevole, ad aiutare Cuba, povera, sola, muta, ultima isola stalinista, in un mondo che si è quasi del tutto liberato”.

 La vera storia di Cuba, che non si è ancora liberata, si è dissolta nel sogno di mezza estate costruita abilmente dai suoi estimatori in occidente. Poi c’è la vera storia dell’isola-regime, quella del poeta Armando Valladares, condannato a trent’anni, una paralisi gli ha bloccato le gambe, nel 1974, dopo che i dirigenti del carcere de La Cabana gli hanno rifiutato il cibo per 46 giorni, non avendo egli accettato di sottoporsi alla “rieducazione”.

La vera Cuba è quella dei dissidenti, come Guillermo Farinas, psicologo e giornalista indipendente, e di Oscar Biscet, eroico medico nell’isola dove ci sono più aborti che nuovi nati. Mezzo milione di cubani sono passati attraverso il gulag di Fidel Castro a Cuba. Paragonandola alla popolazione totale dell’isola che è di undici milioni, la dittatura castrista ha vantato il più alto tasso di carcerazione politica pro capite al mondo.

Secondo il Cuba Archive Project, definito dal Wall Street Journal il più accurato database della repressione politica a Cuba, fino al 2005 sull’isola ci sono state 9.240 “morti politiche” (la fucilazione è il metodo preferito dai fratelli Castro). Armando Lago, economista di Harvard e vicepresidente del Cuba Archive Project, stima in 78 mila le persone morte per cercare di fuggire dall’isola caraibica (il venti per cento della originaria popolazione cubana vive all’estero). 5.600 i cubani giustiziati, 1.200 quelli eliminati nelle “esecuzioni extragiudiziarie” (al Líder máximo è addebitabile un numero di delitti almeno cinque volte superiore rispetto a quelli dell’ex dittatore cileno Pinochet).

Difficilmente quantificabile il numero di omosessuali rinchiusi nei lager, dei giornali chiusi e dei libri censurati e seppelliti negli archivi (il metodo preferito sotto il comunismo, mentre i nazisti li bruciavano).

Numeri dimenticati a favore del ballo nelle strade di L’Avana. Perché come ha detto una volta Carla Fracci, “Castro è un dittatore, lo so, ma io non dimentico che nei paesi socialisti il balletto gode di grande considerazione”. Il balletto...

 

(Il Foglio, 26 novembre 2016.)

 


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