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La ricamatrice di arcobaleni

di Rita Mura
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Pubblicato il 27/10/2024 13:59:23

Esistono luoghi impervi e lontani da raggiungere. Così, a ridosso di una scogliera di inimmaginabile bellezza, viveva una giovane ragazza. Un verde immenso rivestiva le rocce, incastonate in un manto paesaggistico inviolato, un prato sovrastava un sentiero verso diruppi a ridosso di un mare burrascoso e urlante che bagnava nel suo infuriare, quella pietra, ricolma di una forza che sferzava il suo avanzare. Nulla poneva fine a quel moto continuo di pace, un silenzio predominato da una natura pura e di conoscenza. In quell’alta scogliera, solo la natura sembrava aver colto la sua presenza, in una piccola insenatura posta tra mare, terra e cielo, proprio al centro, un cunicolo piccolo e nascosto diveniva un impercettibile presenza per l’occhio umano, coperto da un enorme albero di fico, cresciuto nella roccia più arida e scoscesa.  Proprio lì, nascosta e dimenticata, viveva Azzurra.

Anni adietro, in una cittadina fiorente e vitale, tutto sembrava seguire un proprio percorso di amore e serenità. Il popolo non conosceva regnanti e non conosceva divari sociali, ognuno aiutava l’altro e in questa uguaglianza né gelosie, né preoccupazioni sembravano turbare l’equilibrio. Un giorno, un vagito risvegliò l’attenzione in alcune case circostanti.

Adagiata su una grande cesta colorata, una piccola bambina piangeva. La strada era deserta e buia ma intorno a questa cesta luccicavano dei fili di svariati colori. Le genti, colte da questa visione, uscirono dalle loro case, era sbalorditiva quella visione. La bambina aveva dei lineamenti chiari, sul biondo e anche gli occhi sembravano di un azzurro intenso. Fasciata in una coperta di svariati colori, teneva nella sua piccola manina, rivolta verso l’alto, un piccolo fuso di legno e nella cesta tantissimi fili di colori inimmaginabili.  Fu così che le diedero il nome di Azzurra per l’infinito amore e bellezza di cui era adorna.

Azzurra fu da subito amata da tutti per la sua smisurata bellezza e colorata essenza. Rallegrava e gioiva di una luce quasi magnetica che attirava e coinvolgeva. La crescita non aveva cambiato il suo vivere di colore, quella cesta e quei fili sembravano aver creato un’essenza unica e vera che faceva parte di lei. Quel piccolo fuso non era solo un gioco ma sembrava come una piccola bacchetta magica. Ogni singolo filo che lei adagiava diveniva forma ed essenza ma soprattutto trasformazione di pensiero in realtà. Aveva il potere di realizzare da un singolo filo i desideri delle persone, regalando sorrisi. Ogni fantasia ricreata, col tempo, portò le genti a volere sempre di più. Così in questo semplice paesino, le persone cominciarono a domandare, a confrontarsi e ad invidiarsi. Si crearono gelosie, conflitti e Azzurra che di sorrisi era permeata, cominciò a desiderare la pace e il silenzio.

 Colta da una tristezza improvvisa e da una grande solitudine, capì che stava donando male alle genti, così decise di incamminarsi al di fuori dal paese per riflettere. Nel suo vagare, non si accorse di essere seguita, delle ombre sembravano nascondersi lungo gli alberi e ascoltare i grandi sospiri. Fino a quel momento Azzurra non aveva mai pensato alla sua dote ma soprattutto non si era mai chiesta del suo passato. I suoi pensieri, vennero improvvisamente interrotti, si sentì afferrare da dietro e si ritrovò in un attimo incappucciata e legata.

 Spaventata, non ebbe il tempo di urlare e dimenarsi, non riuscì a liberarsi da quella presa così forte e comprendere cosa stesse succedendo. Sapeva solo che qualcuno l’aveva afferrata con forza e caricata in un cavallo che veloce al galoppo, correva lontano in un dove sconosciuto. Il cuore oramai batteva talmente forte che contrastava col rumore di quegli zoccoli battenti in un terreno sfuggente.  Un profumo di tabacco al vento e sandalo, poneva un segno di diverso e straniero. La corsa sembrava interminabile e con essa la stanchezza stordiva corpo e mente. Dei suoni impercettibili sembravano avanzare e divenire sempre più presenti. L’aria sapeva di salsedine.

 Quell’uomo silenzioso e misterioso pose fine alla corsa e sceso da cavallo si rivolse con fare deciso: “Azzurra non avere paura, sono ritornato per compiere ciò che era deciso”. Prese la ragazza per la vita cingendola e le tolse il cappuccio. Quella luce improvvisa sembrava quasi un bagliore accecante e ci volle un po’ di tempo per poter mettere a fuoco quell’immagine di fronte a lei. “Chi sei? Cosa vuoi da me?” Chiese la ragazza scrutando quell’uomo che con la barba folta ma chiara aveva un senso di dolce presenza quasi familiare.

“Azzurra tu non puoi ricordare ma io sono tuo padre e tuo creatore, sono qui per indicarti il sentiero. Noi siamo presenze creative e abbiamo delle responsabilità e tu devi ascoltare bene.” La ragazza era incantata da quel parlare e assorta in pensieri che vagavano.

“Girati e ammira alle tue spalle.” Continuò l’uomo.

Una distesa marina si allungo alla sua vista e un vento sospirante di brezza, sfioro arrossendo il pallido viso della ragazza. “Prendi il fuso e puntalo tra cielo e mare”.

 La ragazza senza pensarci seguì le indicazioni, rimanendo estasiata. Un grande arco colorato con svariate sfumature di colori, riempì quel vuoto e donò quell’ unione di arcobaleni interminabili. “Vedi, tu hai questa responsabilità. Dovrai creare dal buio luce, arcobaleni di colori e io lascerò a te il mio compito che dovrai poi tramutare e donare ad altri, la mia luce, la mia conoscenza. Ricorda la luce dovrà essere pura e per esserlo mai cercherà potere e malvagità ma vivrà nella semplicità e curiosità.”

 Fu così che Azzurra posta tra cielo, terra e mare, pose e rispose ad ogni arcobaleno desiderato e controllò la Luce nella pace eterna.

 

 


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