Non chiedermi la parola che non viene
se non dopo che il seme della verità
ha fecondato la terra e nel buio del grembo
attende il germoglio della luce, quel tacere
del verbo che si lascia morire nel silenzio,
un sonno che culla il tempo nell' attesa
sotto il cielo atteso come una vigilia,
ché una debole fiorirura non resisterebbe al vento
e la finzione dentro la voce non romperebbe i muri
lasciando immutate le distanze tra destini;
tu chiedimi del sangue che trema le vene
e conta le ore tra l'annuncio e ogni suo natale
e quel ferirsi della carne con l'amore
fino a dire di sé l'estremo grido, fino a darsi
nel gemito trattenuto dentro la terra
la nota che lenta sale alla luce come il pianto
quando nell'anima sta accadendo il cielo
in un volo che rende straniera la terra.