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Io amo l’inverno

di Giuseppe lonatro
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Pubblicato il 05/09/2025 13:39:44

   Non è un amore allegro, non è un amore che salva. È un amore che morde, che ti manda i ricordi.

Inizio ad amarlo già dall’autunno, quando le foglie marciscono sull’asfalto bagnato e rilasciano quell’odore acido che mi porta a spasso con mio zio Peppino, Termini Imerese, il panino con la mortadella e il pomodoro che bolliva nella cucina di mia nonna.

Eravamo vivi allora, senza accorgerci di esserlo.

   Amo l’inverno quando la pioggia cade di traverso e sembra venire da sotto, quando la brina all’alba al parco ti spezza sotto i passi e tu corri infreddolito come se davvero fosse l’ultimo giorno. E forse lo è, ma in quel fottuto momento nessuno si ferma a pensarci.

   Amo l’inverno per il suo mare onesto, per i cappotti logori che non mentono più, per le vecchiette alle poste vestite da domenica per la messa come se il mondo dovesse applaudire la loro resistenza. Per i balconi asciutti che non hanno mai visto un’estate, per le mura sgretolate e sempre bagnati, per i campanili che gracchiano come gole spezzate: e chi lo sa, magari un prete si è davvero lasciato andare alla corda, stanco di dirci che Dio c’è quando Dio non c’è.

   Amo l’inverno perché non fa regali: niente sentieri puliti, solo fango, scarpe sporche, capelli sempre umidi. Gonne lunghe, fiati bianchi, silenzi che si aprono come squarci e riportano in faccia vecchi amori mai sepolti. Chissà come sarebbe stato quella volta se avessi cambiato strada.

   Amo l’inverno quando la pioggia smette di colpo, e il sole appare timido come un bambino colpevole di aver rubato per l'ennesima volta la Nutella. Allora metto su Beethoven, il secondo movimento della Nona, e sento che il mondo potrebbe anche crollare. Ma io morirei felice. Oppure scelgo Pat Metheny che sfiora i Beatles e lì capisco che la musica è l’unico miracolo che ci resta. E allora decido di rimanere vivo.

   Amo l’inverno perché spoglia tutti: alberi, uomini, ricordi. La pelle ricomincia a respirare e io con lei. Gli alberi sussurrano con i loro rami nudi, vengono a patti con il vento la loro vergogna. E in quei balbettii io ci leggo la mia verità: che vivere è un po’ ridicolo, un po’ sublime. E che, malgrado tutto, io resto qui ad amare questo inverno che non promette niente, ma almeno non mente.

     

      @G.L settembre 2025


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